Quei tombini sono diventati una trappola

Il Vescovo Coletti ha celebrato il rito per i nostri defunti. Per arrivare al cimitero di Albate penso abbia percorso la via Tagliamento, oggetto di recente asfaltatura. Ritengo che anche lui, come noi, abbia constatato la pericolosità dei tombini che non sono stati portati a livello del manto stradale, lasciando così buche pericolose, specie di notte.
Ma chi è preposto al controllo della regolare esecuzione delle opere? Chi degli assessori o anche dei consiglieri, per conoscenza oppure leggendo questa breve missiva, si sente in dovere di intervenire per sollecitare gli uffici comunali?
Como città turistica? Questa affermazione è in bocca a chi ancora si illude e chiude gli occhi sul degrado della nostra città. Poi ci esaltiamo che i Commissari in visita per l'Expo parlino solo di Villa Olmo e non si sentano scandalizzati del disordine urbanistico, dalla sporcizia e dalle espressioni graffitiche che fanno bella mostra su ogni palazzo della città. Forse perché non glieli hanno fatti vedere.

Elio Guanziroli
Como

Caro Guanziroli,
quella dei tombini non "riquotati" - come si dice in termine tecnico - dopo ogni intervento di asfaltatura è una vecchia, annosa questione che abbiamo trattato più volte in questa rubrica.
Ne parlammo a lungo anche ai tempi del rifacimento di via Paoli, dove venne poi effettuato un intervento di parziale sistemazione, peraltro con risultati poco apprezzabili.
Che dire ancora? Quello che lei denuncia è uno dei segni dell'incuria in cui versa questa città. C'è qualcuno che controlla che i lavori vengano eseguiti a regola d'arte? Immagino di sì. E allora  i lavori fatti male dovrebbero essere contestati. Ebbene, a questi controllori bisognerebbe presentare il conto. Perché quei tombini non sistemati hanno scavato autentiche voragini e sono una trappola soprattutto per i motociclisti. Chi ci finisce dentro ha tutto il diritto di chiedere i danni al Comune. Ma nessuno si preoccupa del contenzioso. Dum pendet, rendet.

Pier Angelo Marengo
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