Topi tra i turisti
In piazza Cavour

A due passi dai grandi alberghi, dai bar e dai ristoranti del lungolago di Como scorrazzano tanti topi. E la gente si ferma a guardarli

COMO Ragazzi e anziani che chiacchierano o che passeggiano vicino alle panchine di piazza Cavour e, a una manciata di metri, topi che scorrazzano nelle aiuole. È la fotografia del salotto buono cittadino, ridotto ormai ad habitat naturale dei roditori tutt'altro che piacevoli da vedere.
La passeggiata domenicale diventa con vista topi da un lato e con nessuna vista lago dall'altra. O meglio, una spianata grigia. Ghiaia e sabbia al posto dell'erba sintetica. Spariti i parapetti, le panchine, i fiori. Gli operai hanno ormai rimosso del tutto l'allestimento voluto e finanziato dal calciatore Gianluca Zambrotta per il tratto di lungolago compreso tra piazza Cavour e i giardini. E la desolazione è tornata a regnare anche in quella zona, come se non bastasse lo scenario da brividi che caratterizza il resto della passeggiata, salvo i pochi metri davanti al "salotto" cittadino che, come detto, è però popolato dai topi. Non sono servite a nulla le segnalazioni al Comune degli albergatori.
Como ha vissuto la quarta estate consecutiva con il lungolago sfregiato da palizzate e reti che nascondono - in tutto o in parte - lo specchio d'acqua e il paesaggio. E deve mettere in preventivo almeno altri due anni e mezzo di calvario. L'operazione Zambrotta aveva aperto almeno uno spiraglio positivo ma ora, scaduto il contratto di sponsorizzazione, anche quel tratto ha chiuso i battenti e la città è ripiombata nell'incertezza (i lavori sono fermi da quasi dieci mesi e non si sa quando ripartiranno). Il tour da Sant'Agostino fino ai giardini resta un'esperienza tutt'altro che piacevole. Nella zona più vicina a viale Geno, subito dopo il porticciolo, una rete metallica delimita l'area di cantiere, è coperta da teli strappati e penzolanti e al di là si vede il "muro" creato dai maxi pali (le ormai famose palancole) accatastate una sull'altra. Proseguire sul vecchio marciapiede, verso piazza Cavour, significa rischiare d'inciampare ad ogni passo, visto che il porfido in molti punti è saltato e ci sono ovunque buche o avvallamenti, nemmeno fossero montagne russe. Il lago è completamente oscurato, volgendo lo sguardo a destra ci si trova di fronte l'orribile palizzata marrone (persino le poche finestre che interrompevano la barriera sono oscurate).

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