Lomazzo, lo credeva morto
Ritrova l'amico dopo 55 anni

Un clic su Internet prima, una telefonata poi, hanno concluso con un lieto fine una vicenda iniziata nel giugno del 1956. E un pianto liberatorio via filo, in attesa di un abbraccio vero rimandato solo di qualche mese, ha rinverdito un'amicizia nata sotto le armi e rimasta in sospeso per una vita intera.

LOMAZZO - Ritrova dopo 55 anni il compagno di leva che aveva creduto morto. Un clic su Internet prima, una telefonata poi, hanno concluso con un lieto fine una vicenda iniziata nel giugno del 1956. E un pianto liberatorio via filo, in attesa di un abbraccio vero rimandato solo di qualche mese, ha rinverdito un'amicizia nata sotto le armi e rimasta in sospeso per una vita intera.

Di quella che doveva essere una giornata di festa, infatti, Vincenzo Di Vico, 77 anni di Cermenate e socio attivo del nucleo paracadutisti di Lomazzo, ricorda soprattutto l'ambulanza che raccoglieGiorgio Frescucci, un commilitone, rimasto vittima di un drammatico incidente. Poi il nulla che per anni ha fatto pensare a una tragedia.

«Quel giorno - racconta lo stesso Di Vico allora militare di leva a Viterbo - dovevamo effettuare il nostro quinto lancio per inaugurare il campo di Fiumicino. Nel pomeriggio del 1956 dodici aerei C 119 aprono le porte a quattrocento metri d'altezza a circa seicento paracadutisti. La bassa quota si spiega con il fatto che è una simulazione militare, un lancio tattico di guerra».

È nel cielo azzurro punteggiato dalle calotte bianche dei paracadute che si consuma il dramma. Quello di Frescucci non si apre perfettamente, scende a fiamma, e il parà finisce sul paracadute di un altro militare; resta in sospeso per pochi attimi e poi scivola verso il basso e piomba a terra, velocissimo.

«Quel giorno - continua Di Vico - si registrarono sette incidenti, sei con conseguenze leggere, mentre di quello occorso a Giorgio non si seppe più nulla e lui non fece più rientro in reparto». Poi si fanno più insistenti, invece, le voci della sua morte.

Per 55 anni tutto resta fermo a un ricordo stampato come un'istantanea nella mente di Vincenzo Di Vico che non ha mai dimenticato l'ambulanza che trasportava il commilitone. Negli anni Settanta scrive a Enzo Tortora che in quel periodo conduce la trasmissione "Dove sei", ma il tentativo di riannodare i fili della sua storia non ha esito.

Nei giorni scorsi la svolta e il dramma si trasforma in favola. I figli lo aiutano ad imparare ad usare il computer e così attraverso Internet trova un numero di telefono, chiama e scopre che il suo ex commilitone è vivo.

Ora i due amici si sentono praticamente ogni giorno, si sono scambiati le foto via computer e si sono dati un appuntamento: il 30 marzo prossimo a Pisa per il secondo raduno dei baschi verdi.

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