Campione d'Italia, al casinò
il super franco sbanca

Non cambia la gestione della casa da gioco che la minoranza da tempo chiede venga affidata ai privati. Il consiglio comunale ha approvato la proroga di dieci anni della concessione all'attuale spa pubblica, fino al 31 dicembre del 2021 quindi, come deciso all'unanimità dall'assemblea dei soci lo scorso luglio.

CAMPIONE D'ITALIA - Non cambia la gestione della casa da gioco che la minoranza da tempo chiede venga affidata ai privati. Il consiglio comunale ha approvato la proroga di dieci anni della concessione all'attuale spa pubblica, fino al 31 dicembre del 2021 quindi, come deciso all'unanimità dall'assemblea dei soci lo scorso luglio. Scelta che in consiglio comunale la proroga ha dovuto incassare il «no» dei gruppi di minoranza.

Fiducia, quindi, alla società (Comune, province di Como e Lecco, Camere di commercio di Como e Lecco) che sta vivendo un periodo particolarmente negativo. Il casinò sta per chiudere in profondo rosso un'annata particolarmente difficile: il gruppo del Pdl parla di perdite pari a circa 25 milioni di franchi (21 milioni in euro), cifra confermata da Marita Piccaluga, il sindaco.
«Abbiamo deciso di dare continuità alla società e all'amministratore delegato Carlo Pagan - spiega il primo cittadino - per proseguire un percorso che prevede l'apertura di nuove sale in Italia attraverso una partecipata. Siamo in attesa del bando nazionale e riteniamo questa soluzione l'unico sistema per incassare denaro a sostegno della società».

Il rosso è sempre più profondo, tutta colpa del cambio?
«In gran parte si. Almeno 20 dei 25 milioni di perdite sono da attribuire al cambio, sfavorevole alla casa da gioco: la clientela è italiana e paga in euro mentre tutte le spese, dagli stipendi ai servizi, sono in franchi».

Un esempio?

«Sia nel 2005 che nel 2006 ci furono 11 milioni di perdite, applicando il cambio di oggi quella cifra verrebbe moltiplicata per tre e diventerebbero trenta milioni di franchi».

Solo il cambio o c'è dell'altro?

Il momento è sicuramente difficile, non lo si può nascondere. Aggiungiamo poi che il proliferare di sale da gioco in tutta la zona penalizza il casinò, sarebbe stato opportuno individuare una zona franca per tutte e quattro le case da gioco italiane. Per quella di Campione poi c'è un'altra questione: è circondata da quelle svizzere che non devono certo sottostare alle restrizioni imposte a quelle italiane».

Un quadro a tinte fosche
«Tutte probelmatiche che andremo a sottoporre al nuovo ministro Anna Maria Cancelleri come il nostro proposito di far diventare il omune socio unico per la gestione della casa da gioco».

Una nota positiva?
«Sugli incassi dei quattro casinò italiani quello di Campione ha la quota maggior, il 28 per cento».

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