Cervo abbattuto sopra Cernobbio
La Provincia: «Uccisione autorizzata»

Si è trascinato agonizzante fino alla strada del monte Bisbino

CERNOBBIO C'è voluto del tempo, ma alla fine è stato chiarito l'increscioso episodio accaduto domenica lungo la strada carrozzabile del monte Bisbino, dove un cervo colpito a morte è rimasto agonizzante per un certo tempo in un lago di sangue poco a monte della località Madrona. Lo hanno rinvenuto il presidente dell'associazione "Amici del Bisbino", Franco Edera, e la moglie, Graziella, che stavano scendendo dalla vetta dopo avere tenuto aperto il piccolo museo etnografico, con sezioni dedicate al contrabbando ed alla storia dell'emigrazione, dedicato alla memoria del figlio Andrea, morto nel tragico incidente di via Brogeda.

«La scena che i si è presentata è stata davvero raccapricciante»  - dicono i coniugi Edera - «Nonostante le telefonate e i tentativi per saperne di più, siamo tornati a casa senza una risposta certa».

Ieri pomeriggio il responsabile del settore caccia dell'amministrazione provinciale, Marco Testa, prese le debite informazioni, ha chiarito l'accaduto. Il cervo è stato colpito nei pressi della piazzola per picnic realizzata nell'altra località Garzegallo, lungo la strada che sale in vetta. Poi, per quanto è stato possibile ricostruire, l'animale con il maestoso trofeo si sarebbe trascinato fino alla "Zoca d'Ass", dove è crollato proprio ai margini della strada.

«Non si è trattato di un'azione di bracconaggio, ma di un abbattimento autorizzato nell'ambito dell'azione di diradamento della fauna selvatica presente in eccesso nel comprensorio lario - intelvese, nel quale rientra il Bisbino» - spiega il dottor Testa - «Due cacciatori presenti in quella zona hanno avvistato l'animale, di circa 130 chili, e lo hanno colpito a un polmone. Il cervo si è trascinato più in basso e i cacciatori alla fine, seguendo le tracce lasciate dal sangue, sono arrivati sul posto, lo hanno recuperato e portato, secondo le disposizioni, nella cella frigorifera di San Fedele Intelvi, dove è stato messo a disposizione per le attestazioni sanitarie stabilite dall'Azienda sanitaria locale».

Secondo il responsabile provinciale gli eccessi di selvaggina in zona sono costituiti soprattutto da cinghiali e cervi, in misura minore da camosci. Da qui il proposito di dare corso ad una serie di abbattimenti programmati, che l'assessore provinciale alla caccia, Mario Colombo, ha ritenuto di prorogare fino al 31 dicembre.

«Il numero dei cervi è cresciuto a dismisura. Sono più del doppio delle possibilità offerte da un territorio piuttosto ristretto, una densità che è diventata preoccupante» - conclude Marco Testa - «Gli abbattimenti programmati sono regolari e, valutata la situazione, sono una necessità per la sopravvivenza stessa della specie».
                                                                                               Marco Luppi

© RIPRODUZIONE RISERVATA