Lenno, lo scherzo su Facebook
costa una condanna a tre mesi

Aveva rubato la password alla compagna di scuola, che aveva fatto denuncia contro ignoti: condannato

LENNO - Anche internet ha le sue regole e appositi articoli del codice penale ne puniscono gli abusi. Ne sa qualcosa Marco Rava, 19 anni, di Lenno, che per un uso improprio della rete ha dovuto presentasi in tribunale a Menaggio a rispondere di «accesso abusivo a un sistema informatico» e sostituzione di persona.

Nei primi mesi del 2011, secondo l'accusa, il giovane si era introdotto nel profilo di Facebook di una coetanea, Debora Caravello, contattando altre persone e inviando messaggi a nome di lei. Facebook è la rete sociale di Internet che va per la maggiore, dove gli iscritti possono dialogare tra di loro, caricare e condividere foto, farsi nuovi amici o ritrovarne di vecchi, organizzare eventi con la possibilità di invitare altri iscritti.

Secondo l'osservatorio Facebook gli italiani iscritti sarebbero ben 21 milioni, in buona parte giovani fra i 18 e i 30 anni. Un mondo virtuale parallelo, insomma, dove ognuno possiede un proprio profilo al quale si accede attraverso un nome e una password. L'imputato e la parte lesa erano compagni di scuola alle superiori e, un po' per caso, lui era riuscito a conoscere la password con la quale lei accedeva al proprio profilo: per spirito goliardico ha così architettato uno scherzo che gli è però costato caro: oltre al reato di accesso abusivo a sistema informatico, infatti, ha commesso anche quello di sostituzione di persona, visto e considerato che i messaggi inviati a terzi risultavano a nome della ragazza. Per completare la goliardata il giovane, secondo l'accusa, avrebbe anche effettuato numerose telefonate moleste all'amica senza farsi riconoscere. Che il fine di tutto fosse comunque lo scherzo lo si deduce dal fatto che la parte lesa, qualche giorno dopo aver sporto la denuncia, l'abbia ritirata e perdonato il compagno di scuola. L'unico reato rimettibile per querela, tuttavia, è proprio l'accesso abusivo a sistema informatico, introdotto dalla legge 547/93 per contrastare il dilagante fenomeno degli "hacker".

Il caso trattato in tribunale a Menaggio non riguarda certamente un "hacker", ma la legge non guarda in faccia a nessuno. Gli altri due capi d'imputazione sono procedibili d'ufficio e così, nonostante la remissione di querela, il diciannovenne lennese, assistito da Nuccia Quattrone, ha scelto la via del patteggiamento ed è stato condannato, come detto, a tre mesi.

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