Il presidente dei costruttori:
nell'edilizia facile evadere

Marco Doneda, presidente dell'Associazione costruttori edili di Como, non ci sta ad essere additato come il rappresentante di una categoria che pullula di evasori fiscali.

COMO «Palazzinari, cementificatori, in odore di 'ndrangheta e ora pure evasori totali. Sembra il quotidiano gioco al massacro per un settore, quello dell'edilizia, che ogni volta che c'è qualcosa che non va è messo sulla graticola».
Marco Doneda, presidente dell'Associazione costruttori edili di Como, non ci sta ad essere additato come il rappresentante di una categoria che pullula di evasori fiscali.
«Francamente non mi aspettavo un numero così alto di "furbetti" nel nostro settore, il 48% del totale scoperto lo scorso anno a Como. Se lo afferma la Guardia di finanza sarà vero. Ma, attenzione alle facili semplificazioni. Mi sembra difficile per chi ha un'azienda minimamente strutturata, anche con un solo dipendente, eludere totalmente il fisco».
Dall'iscrizione al registro imprese della Camera di commercio indispensabile per poter operare, all'adesione (obbligatoria) alla Cassa edile dei dipendenti, esiste una fitta possibilità di realizzare controlli incrociati da parte dell'Agenzia delle entrate e dalle Fiamme gialle per contrastare il fenomeno del sommerso.
«Inutile comunque continuare a dare la croce addosso alle imprese e ai commercianti - mette in guardia il numero uno degli impresari edili comaschi - Per combattere seriamente l'evasione fiscale c'è un solo modo: permettere il recupero di parte delle spese e dell'Iva con la dichiarazione dei redditi». Nei Paesi dove questo avviene, la percentuale di chi non chiede la fattura o lo scontrino è, in effetti, ai minimi termini.
Detto questo, da qualche parte i 178 milioni di euro di imponibile nascosto al fisco a Como nel 2011 (cifra raddoppiata in dodici mesi), da qualcuno devono pure essere stati prodotti.
«Premesso che la pratica dell'elusione fiscale riguarda tutti i settori - prosegue Doneda - ammetto che nel nostro settore ci sono troppe imprese improvvisate».

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