Incidente mortale di Binago
Il ricordo del camionista

La suocera: "Giuseppe era una persona d'oro, viveva per la famiglia e il suo lavoro"

BINAGO - «Giuseppe era un uomo d'oro, non meritava di morire così».

Due Comunità sotto choc: la tragica scomparsa di Giuseppe Ghisi, l'imprenditore edile di 48 anni di Lonate Ceppino, morto schiacciato all'interno della cabina del suo autocarro, ha lasciato tutti senza parole. Un dolore enorme che sta unendo Venegono Superiore, paese nel quale Giuseppe era cresciuto e dove vive ancora parte della famiglia d'origine, e Lonate Ceppino, paese dove abitava con la moglie e i tre figli da quando si era sposato.

Giuseppe per anni aveva fatto il muratore. Da qualche anno però si era messo in proprio diventando un piccolo imprenditore edile. «Era un lavoratore infaticabile - racconta la suocera - è stata davvero una notizia terribile». La famiglia della moglie è titolare di un bar-osteria in via Edison alle Ceppine di Lonate. Il dolore per la scomparsa di Giuseppe è enorme: «In questo momento - racconta il cognato - è difficile ricordarlo, quello che è successo è terrificante. Giuseppe era un compagnone, gli piaceva stare con gli altri, era socievole. Spesso veniva anche qui al bar, era uno di compagnia. Era un bravissimo muratore, il suo lavoro lo sapeva fare davvero bene. Aveva una grande passione per i funghi, gli piaceva la natura. Gli piaceva anche il calcio tanto che seguiva il Milan e il Venegono». A Venegono continuava a essere uno di famiglia. «Un ragazzo perbene - racconta un conoscente venegonese - qualche volta lo vedevamo da queste parti. Quello che si può dire è che era un lavoratore incredibile, si dava sempre un gran da fare».

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