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Giovedì 05 Aprile 2012
Abolire il valore della laurea
I ragazzi comaschi votano sì
Titolo di studio non più necessario per i concorsi: sondaggio on line del ministero. Sul Lario sono favorevoli: «Contano le capacità. E anche le raccomandazioni»
Come giudicare la necessità di avere uno specifico titolo di studio per poter esercitare una determinata professione: questa è la domanda che il Ministero dell'Istruzione pone a tutti i cittadini italiani. A Como non sono padroni della materia nemmeno gli studenti universitari, i più interessati alla questione. Fino al 24 aprile sul sito www.istruzione.it è online una consultazione pubblica promossa dal Governo. Quattro moduli di domande chiare e mirate tese a chiedere ai cittadini un suggerimento: tema il valore legale delle lauree. Abolire il titolo di studio e il voto conseguito come presupposto alla partecipazione di concorsi pubblici e all'accesso alle professioni è l'ipotesi legislativa al vaglio.
Nessun intervistato a Como ha ancora votato, tutti hanno formulato risposte seduta stante, non avendo mai meditato prima sull'argomento. Orlando Groppo, studente del Politecnico: «Ho provato a fare dei bandi per il Comune di Como. La laurea già ora non ha valore effettivo sulle graduatorie, è solo un requisito. Magari nel privato conta di più».
Il tema ministeriale però non tange il settore privato. Lorenzo Allegri: «Io penso che fare bene il concorso e avere esperienza valga più del solo voto della laurea». Adele Gabba non ha paura: «Ci sono persone non laureate più brillanti dei dottori. Io studio chimica e spesso in laboratorio ci sono giovanissimi periti chimici di cui è difficile tenere il passo. Studiare non è solo il riflesso del timore di non trovare una occupazione, è anche voglia di sapere e conoscere».
È questione di esperienza per Noemi Ghinassi, anche di conoscenze per Mattia Monti: «Si entra in azienda per esperienza e merito, si, ma la verità è che si entra anche grazie alle conoscenze purtroppo. Tramite amici o parenti».
Sanae Khir è marocchina, studia a Como da tre anni, i concorsi pubblici ancora non la riguardano perché non è in possesso della cittadinanza. Vuole però ottenerla, restare qui e fare valere la sua brillante laurea in ingegneria informatica: «Se la laurea non sottostima le mie capacità e non preclude possibilità lavorative allora sono d'accordo con l'abolizione del valore legale nei concorsi».
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