Lega, Mandell choc
Con Bossi finisco anch'io

Leghisti comaschi sotto shock dopo le dimissioni di Umberto Bossi. i principali esponenti lariani del movimento rispondono al telefono tradendo una certa emozione. Primo fra tutti, il senatore Armando Valli

COMO Leghisti comaschi sotto shock dopo le dimissioni di Umberto Bossi dalla segreteria del partito. Il fondatore e uomo simbolo del Carroccio ha annunciato la decisione nel corso del consiglio federale di ieri pomeriggio, in seguito a quanto emerso dalle indagini sul tesoriere della Lega Francesco Belsito.
Contattati quando ormai la notizia era stata ufficializzata, i principali esponenti lariani del movimento rispondono al telefono tradendo una certa emozione. Primo fra tutti, il senatore Armando "Mandell" Valli, bossiano della prima ora e vicino anche in questi momenti al «capo» (lo definisce così, come usano fare i leghisti): «Per me - dice Valli - è stata proprio una pugnalata, buttano fango su di lui ma lui non c'entra nulla. Ci metto due mani sul fuoco, non ho il minimo dubbio. Se esiste una persona non onesta, ma onestissima, quella persona è il capo. Lo conosco bene, l'ho visto ieri e sono convinto che non sapesse nulla di tutte queste vicende, era totalmente all'oscuro, altrimenti sarebbe intervenuto. Mi dispiace tanto, gliel'hanno fatta sporca. D'altra parte lui non poteva seguire tutto, anche per colpa della malattia. Bossi e la Lega - prosegue il Mandell - sono una cosa sola, se lascia lui lascerò anch'io, finirò la legislatura e poi basta».
Mentre parla al telefono, riceve un sms: «Guardi, è un militante che segue la Lega dal 1990, mi scrive: ho iniziato con il capo, finisco con lui, viva Bossi».
Un altro esponente del Carroccio legatissimo al Senatùr è il presidente della Provincia Leonardo Carioni: «Sono molto colpito - afferma - e amareggiato, non mi sento di dire nient'altro. Come sapete sono molto affezionato al capo. C'è amarezza per tutta la vicenda, ho un rapporto di amicizia molto forte con lui».
Il segretario provinciale dei lumbard Cristian Tolettini reagisce così: «La decisione di dimettersi subito è la dimostrazione di quanto il capo abbia a cuore il movimento, per lui viene prima di qualsiasi altra cosa. In questo momento prevale l'amarezza, ma dobbiamo andare avanti per rispetto di Umberto Bossi e dei tanti militanti che hanno speso la loro vita per il movimento. Sicuramente è uno shock e la coincidenza con la campagna elettorale l'abbiamo notata tutti. Siamo un partito di lottatori e guerrieri, ora abbiamo di fronte la sfida più difficile di tutte. E in ogni caso bisogna distinguere le eventuali colpe dei singoli e le colpe del partito. Conseguenze sul voto alle amministrative? La gente guarderà la qualità delle persone, delle idee e dei progetti per la città».

Sulla Provincia in edicola venerdì 6 aprile il reportage di Gisella Roncoroni a Drezzo roccaforte della Lega

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Eco di Bergamo La roccaforte leghista