Festa del 2 giugno
Niente ricevimento

Decisione del prefetto «per sobrietà rispetto alla crisi». Il neo sindaco Lucini: «La politica vera è quella dei sindaci»

COMO Una festa della Repubblica sobria, con la mano tesa ai terremotati dell'Emilia (le vittime sono state ricordate con un minuto di silenzio) è quella che si è svolta ieri in piazza Duomo.
Prefetto e politica
Il prefetto Michele Tortora ha fatto gli onori di casa e, dopo aver letto una lettera inviata dal presidente Napolitano, ha ricordato gli extracomunitari uccisi dal terremoto: «Questo fa giustizia di molti luoghi comuni sull'immigrazione nel nostro Paese» e poi ha parlato di crisi. Economica, ma anche dei valori. E della «rappresentatività politica». «La politica - ha detto viene dipinta come la notte in cui tutte le vacche sono grigie. Non è solo lustrini e pailettes, perché questo non rende giustizia alle centinaia di sindaci che aprono ogni giorno i loro municipi e cercando di dare risposte ai cittadini. È questa la politica che conosco. Pochi giorni fa ho parlato con un sindaco di questa provincia, con le lacrime agli occhi che mi diceva di non riuscire ad aiutare al meglio la sua comunità».
È stato il primo 2 giugno da sindaco per Mario Lucini, che ha dedicato una parte del suo discorso al valore simbolico della festa della Repubblica. Ha citato Calamandrei e Pertini soffermandosi sulla libertà «non elargita dalla sorte» ma conquistata con sacrificio. Lucini ha parlato della «politica per il bene comune», quella dei sindaci, non dei lustrini.

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