Gaza, due ergastoli
per l'omicidio di Arrigoni

Il volontario brianzolo era stato assassinato un anno fa

Due ergastoli. E' la condanna appena emessa a Gaza per la morte di Vittorio Arrigoni, il volontario di Bulciago e residente a Mirabello ucciso sequestrato e ucciso il 15 aprile 2011 a Gaza da un commando di salafiti.

I giudici hanno inflitto il carcere a vita - al termine di un processo segnato da scarsa trasparenza secondo gruppi di tutela dei diritti umani - a due dei presunti esecutori materiali (altri due erano stati uccisi all'epoca dei fatti, durante un tentativo di cattura): Mahmud al-Salfiti e Tamer al-Hassasna, poco più che ventenni.

Sono sfuggiti alla pena capitale anche per l'opposizione di principio manifestata dalla famiglia di Vittorio Arrigoni, i due presunti esecutori materiali condannati oggi a Gaza all'ergastolo per l'uccisione dell'attivista italiano nel 2011. Lo precisano fonti locali, secondo le quali, oltre al carcere, i condannati dovranno scontare un periodo di lavori forzati.

A 10 anni è stato Khader Jiram, vicino di casa di Arrigoni, accusato di aver fornito informazioni decisive ai killer, e un anno Amer Abu Hula, che aveva messo a disposizione casa sua al commando. Arrigoni era stato rapito la sera del 14 aprile 2001 e mostrato ferito in un filmato in cui lo si additava come nemico dei costumi islamici e si chiedeva a Hamas la liberazione di un capo salafita iper-integralista arrestato nella Striscia nei mesi precedenti.

Prima della scadenza dell'ultimatum, l'attivista italiano - trasferitosi da tempo a Gaza dopo aver partecipato a numerose iniziative in favore della causa palestinese - era stato tuttavia assassinato e il giorno dopo la polizia di Hamas ne aveva trovato il corpo senza vita nell'appartamento in cui era stato portato. Secondo un perizia, sarebbe stato strangolato con filo di ferro

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