Fra Italia e Cina
La biennale d'arte

Fino al 16 dicembre alla Villa reale di Monza la prima biennale Italia-Cina: sessanta artisti d'Oriente e altrettanti italiani a confronto sul tema "NaturaLmente". Occupando Serrone, una porzione di appartamenti reali, cavallerizza, cappella reale ed esterni. Ingresso a 9 euro.

Monza - Uno a uno. Una carta per uno. Perché se partita dev'essere, sia almeno ad armi pari. E allora sessanta da una parte e sessanta dall'altra. Così che per ogni asso ci sia un asso. E per ogni regina, una regina. Sul tavolo verde della Villa reale e del suo parco, perché sarà lì che si giocherà la partita della prima Biennale d'arte Italia-Cina. Sessanta artisti italiani da una parte, scelti da Ivan Quaroni, e sessanta cinesi dall'altra, selezionati da Wang Chunchen e Mian Bu. Sotto la regia di Artantide.com, cioè Ebland, società veronese che è riuscita a piazzare al Consorzio Villa reale un evento transcontinentale dai chiari connotati commerciali e dai decisi atout artistici. L'idea: mostrare all'Italia cosa succede in campo artistico in Cina.

E allora perché non metterla a confronto con lo stato dell'arte in Italia, e in tutti i sensi - si sono detti. Hanno affidato a due curatori la scelta di uno spaccato rappresentativo dei due mondi e il risultato sono sessanta per due. Due inevitabili, soggettivi, sessanta per due. Cercando al secondo tempo di capire dove sono i punti di contatto e quelli in cui quei mondi - due delle più grandi culture espresse nell'ultimo millennio e più - marciano distanti. È il secondo livello di lettura, chiaro: ma è valore aggiunto. Perché dove la mostra presenta in gran parte lavori già visti nei tre ultimi giri di calendario, tuttavia li mette a contatto con territori sconosciuti, quelli della Grande Madre Cina. Scoprendo passo a passo quanto vicina e quanto lontana sia.

Sandro Orlandi, direttore artistico, la sintetizza così, la GMC dell'arte - e come ogni sintesi è draconiana ma funzionale: tre grandi strade, una frequentata da chi rilegge la classicità dei paesaggi a inchiostro e carta di riso; l'altra da chi percorre le strade del multiforme ingegno neopop; e poi c'è chi salta a pie' pari altrove e non vuole nemmeno sentirsi definire artista cinese, ma internazionale, e riconosce tutte le categorie del contemporaneo mondiale come sue, dall'informale in poi. I sessanta più sessanta, dicono i curatori, non sono stati scelti per autorevolezza sul mercato, ma per autorevolezza e ordinabilità sul tema della prima biennale (biennale speciale, ché nei programmi sarà ogni due anni in Italia e in quelli dispari in Cina): “NaturaLmente”, natura e mente, un programma omnibus che raccoglie qualsiasi declinazione artistica che giri attorno al rapporto tra ambiente e uomo, cuore e logica, sentimento e ragione, ma anche materia e artificio. Come il Cracking group che sfida Don Quixote in Wonderland sul piano della rilettura pop dei miti reciproci, o la ricerca informale che affonda nelle radici storiche delle rispettive tradizioni.

Oppure la sorprendente affinità gotica, livida e figurativa dei lavori di Lining Liu e di Giuliano Sale. E ancora Enzo Fiore e Yu Kang, entrambi alle prese con i capisaldo della storia dell'arte, nel caso specifico Leonardo: un tentativo di trasportare a oggi il toscano, che nel primo caso si traduce nella “Appropriazione della vergine delle rocce”, nel secondo nella duplicazione psichedelica degli occhi di Monna Lisa con una tecnica tutta warholiana. Un punto di contatto si trova anche tra i lavori fotografici di Andrea Simoncini (Meditation) e Xin Cang (Man and sky): un nudo sacro e pagano e carnalmente rarefatto per il primo, un nudo sospeso sull'infinito il secondo, la stessa sospesione spirituale. Un gioco facile e infinito, d'altra parte, la caccia al confronto che la biennale suggerisce ed esige, perché forse è il suo dato fondamentale: guardarsi allo specchio, che a volte riflette e a volte distorce, mostrando come sulla rotta di Marco Polo i due mondi sappiano ancora parlarsi, mutuando le tendenze dell'arte internazionale e facendole proprie. La mostra occuperà il Serrone, la cappella reale, la cavallerizza, gli esterni, gli appartamenti reali con video, installazioni sonore, scultura, pittura e fotografia. È aperta sette giorni su sette: lunedì (14-19), martedì, giovedì e domenica (10-19), mercoledì (14-22) e venerdì e sabato (10-24). Biglietti a 9, 7 e 5 euro. Dal 20 ottobre al 16 dicembre.
Massimiliano Rossin
Federica Signorini

© RIPRODUZIONE RISERVATA