I familiari di Maddalena:
«Ora vogliamo giustizia»

Da ieri pomeriggio c'è una piccola rosa sul cancello verde accanto al posteggio del cimitero di Tavernerio. È il cancello che preclude l'accesso al terreno in cui, nel dicembre del 2001, fu ritrovato il cadavere di Maddalena Calabria

MASLIANICO - Da ieri pomeriggio c'è una piccola rosa sul cancello verde accanto al posteggio del cimitero di Tavernerio. È il cancello che preclude l'accesso al terreno in cui, nel dicembre del 2001, fu ritrovato il cadavere di Maddalena Calabria. La rosa ce l'hanno messa la cognata e una amica, che ieri, da Lecco, sono arrivate fin qui per vedere, capire, sentire, nel tentativo di riaversi da uno choc che, negli ultimi due giorni, ha travolto la famiglia, gli amici.
Vent'anni dopo il mistero di Mady sembra svelato. Sparì nel nulla nel maggio del '93, fu uccisa poco dopo, e sepolta in questo campo sotto il muro del campo santo. Aveva visto troppo, era stata vittima di una rapina nella casa in cui lavorava, a Oggiono, da un industriale lecchese che l'aveva assunta da poco. E forse sarebbe stata in grado di riconoscere i malviventi, gli stessi che, per questo, l'avrebbero poi rapita e ammazzata. «Non mi interessa commentare, non ho niente da dire», ha detto l'altra sera suo marito, Sergio Spreafico, che vive tuttora a Molteno. Ma della vicenda ha parlato la cognata di Maddalena, Bruna Sala, che ieri ha voluto farci portavoce di tutti, e di Beatrice in primis, la figlia che "Mady", come la chiamavano gli amici, non poté veder crescere. Beatrice oggi è sposata, e ha un figlio piccolo. Vive in Inghilterra. «Scoprire dopo tanti anni che sua madre era morta così, per mia nipote è stato devastante - dice la signora Sala - Lo ha saputo dal giornale, via internet. È stato atroce». Aggiunge: «Abbiamo parlato con gli investigatori. Ci hanno dato di non avere ancora certezze ma ci hanno anche garantito che presto avremo una risposta per ciascuna delle nostre domande. Non abbiamo parole per definire gli assassini e invochiamo la giustizia divina. Comunque siano andate le cose, quali che fossero le circostanze, non si spegne una vita umana: tanto più, quella di una mamma».

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