Pensione rimandata
Beffa per le «quindicenni»

Hanno versato 15 anni di contributi ora la Fornero decide che ne servono altri cinque. Non è neppure possibile versare in un'unica data. Per l'assegno bisogna aspettare

COMO Qualcuno le ha bonariamente definite «quindicenni», utilizzando questo appellativo per porre l'attenzione non tanto sull'effettiva età anagrafica, abbondantemente superiore rispetto alla quantificazione anzidetta, quanto piuttosto sul periodo di contribuzione affrontato durante la precedente vita lavorativa.
Si tratta di un esercito di donne, oggi attorno alla sessantina d'anni che, versando 15 anni di contributi, avevano maturato il diritto alla pensione di vecchiaia prima della Riforma Amato del 1992.
In gran parte fu una scelta di vita: impiegate e operaie optarono per rimanere a casa ad accudire la famiglia, puntando sull'educazione dei figli e rinviando alla vecchiaia l'ottenimento del sussidio statale.Un esercito, con una base fissata attorno a 3000 signore in provincia di Como che, a seguito della recente Riforma Fornero, si è vista svanire sul più bello l'erogazione del tanto atteso assegno di previdenza. Nel nuovo testo, infatti, non si fa alcun riferimento al mantenimento dei diritti connessi alla legge 503.
In virtù di questa mancanza, l'Inps ha emesso una circolare che, restringendone il campo d'applicazione, ha deciso che il requisito dei 15 anni non è più valido ai fini della liquidazione della pensione. «Non si possono modificare le regole in corsa - afferma Fenatro Frezza (Pensionati Cisl) - . Stando così le cose, invece, si va proprio in questa direzione. È del tutto chiaro che la vicenda va risolta sui tavoli politici, trovando una soluzione che non lasci senza sussidio quante, invece, avrebbero tutti i diritti di averlo».

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