Da Milanello alla politica, il ritorno di B.

Al peggio non c'è mai fine! È bastata la sua discesa in campo (quello di Milanello), per ridare fiato alle trombe rossonere e riportare un po' di colore sulle flaccide guance del fido Galliani. «Ghe pensi mi», ha sussurrato il prode condottiero. «Traccerò anche le linee» (del campo, naturalmente). Intanto però, sta seriamente pensando a un'altra discesa in campo, l'ennesima, perché naturalmente «Gli italiani (quanti? Tutti, nessuno, cento milioni?) hanno bisogno di me! Uno in gamba come me, in politica, lo devono ancora inventare (allora siamo messi proprio bene!). Questo padreterno saccente, borioso, permaloso e presuntuoso (e non andiamo oltre per spirito di carità), dimentica, o meglio, fa finta di dimenticare che vorrebbe assumersi la carica (indegna) di salvatore di quella patria che lui stesso ha contribuito, in larga misura ad affossare, a spingerla sull'orlo del baratro.
Un grande saggio, un tantino indiscreto affermò, in tempi non sospetti: «Si sente quel che non ha mai dubitato d'essere: l'uomo della Provvidenza. Ma è solo l'uomo di se stesso, delle proprie sfrontate ambizioni». Parole sagge, ma si sa gli italiani sono di manica larga e di credito, quasi illimitato. Eppoi, nulla è possibile agli uomini, nulla è impossibile a mister B. da Arcore.
È pura verità, come disse un altro grande saggio «Al meglio non c'è fine, ma al peggio...».

Marino Spini

(l.beg.) Al Milan mister B. ha sicuramente restituito slancio. Invece, come ex commissario tecnico dell'Italia, difficilmente sarà richiamato in panchina. Il pubblico è stremato, lo spogliatoio diviso, e il campionato a cui partecipiamo, la Lega degli Stati d'Europa, lo ha inserito nella lista degli allenatori indesiderati.

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