Ma quelle spese meriterebbero dignitosi addii

Una ragazza moldava disoccupata sorpresa a rubare in un negozio un paio di attrezzi del valore di 229 euro, per poter pagare il mutuo della casa, è stata condannata a sei mesi di carcere. Giusto, non si deve rubare. Ma a quanti secoli andrebbero condannati i consiglieri regionali che, con la scusa dei "rimborsi", hanno rubato a tutti noi un paio di milioni, senza nemmeno la scusa dello stato di necessità, visti i loro faraonici compensi? E a quanti millenni "Er Batman" e tutti gli altri, grazie alle cui attitudini ognuno di noi vanta un debito di 33 mila euro? E invece rischiamo di ritrovarceli ai loro posti.

Giuseppe Bianchi

La cosa insopportabile dello scandalo regionale lombardo è che si alzano voci giustificative tra i protagonisti: ma in fondo che cos'abbiamo fatto di male, andavamo al bar e qualche volta al ristorante. Certo, al bar e al ristorante a spese del contribuente. E che spese. Spese effettuate durante il lavoro e dunque in carico alla collettività? Il regolamento parla chiaro: le spese di rappresentanza devono essere prive di intenti e di connotazione di mera liberalità non giustificata dai fini istituzionali del consiglio. Ma chi se ne frega del regolamento. Avanti con i pranzi luculliani per centinaia d'imprecisate persone, con gli acquisti più vari (perfino quelli dal macellaio, una volta la settimana), con i soggiorni in hotel e residence di lusso, con il noleggio di costose auto (addirittura una limousine). Tutta questa gente dovrebbe risarcire il maltolto e non farsi più vedere in giro, oltre che candidarsi. Invece alcuni li rivedremo, si ricandideranno. E non risarciranno un bel niente.

Max Lodi

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