Como, il bancario sotto accusa
«Non ho rubato quel milione»

Parla Giorgio Giornelli, l'ex direttore private della banca Cesare Ponti, che è finito sotto accusa per appropriazione indebita e truffa. «Non c'è stata alcuna truffa, ma nemmeno appropriazione indebita. Ma questo voglio dimostrarlo davanti al giudice»

COMO Quelle accuse nei suoi confronti sono come un macigno: appropriazione indebita e truffa. «Ma io ho sempre pagato tutti, di tasca mia» ripete Giorgio Giornelli, l'ex direttore private della banca Cesare Ponti.

Giornelli è accusato dalla procura di Como - il fascicolo è del pubblico ministero Massimo Astori - di un'appropriazione indebita per circa un milione di euro, derivanti in particolare dalla denuncia di una donna che si era vista "sparire" 700mila euro, avuto per l'eredità del marito, che aveva affidato al bancario erbese. Ma c'è anche l'ipotesi di truffa, per alcuni assegni con firme false.

Questa l'accusa, ma Giornelli, che ieri si è presentato in redazione, è pronto a ribattere in aula. «Prima di tutto - spiega l'ex direttore private della Cesare Ponti - non sono affatto fuggito con i soldi, tant'è che sono qui a parlarne».

E insiste: «Non c'è stata alcuna truffa, ma nemmeno appropriazione indebita. Ma questo voglio dimostrarlo davanti al giudice. Questi soldi, questo milione di euro che mi viene contestato, non sono mai finiti sul mio conto corrente».

L'intervista completa sul quotidiano La Provincia in edicola martedì 29 gennaio.

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