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Lunedì 18 Febbraio 2013
Il biografo di Benedetto XVI
«E' smagrito, udito e vista calati»
Peter Seewald ha riferito dell'ultimo suo colloquio con Josef Ratzinger: «E' diventato molto più amabile e umile»
«Il nostro ultimo incontro risale a ben dieci settimane fa - scrive lo stesso Seewald sul Corriere della Sera - Il Papa mi aveva accolto nel Palazzo Apostolico per proseguire i nostri colloqui finalizzati al lavoro sulla sua biografia. L'udito era calato; l'occhio sinistro non vedeva più; il corpo smagrito, tanto che i sarti facevano fatica a tenere il passo con nuovi abiti. È diventato molto delicato, ancora più amabile e umile, del tutto riservato. Non appare malato, ma la stanchezza che si era impossessata di tutta la sua persona, corpo e anima, non si poteva più ignorare».
Pur avendola riflettuta a lungo in solitudine, e avendola maturata facendo affidamento su un carattere che, a dispetto della mitezza della persona, è saldamente decisionista, nella scelta più difficile e forse più drammatica del suo pontificato se non della vita intera, Benedetto XVI comunque non è stato completamente solo. Ha avuto accanto a sè, ad ascoltarlo, a consigliarlo e ad offrirgli il suo sostegno incondizionato, il fratello Georg. Figura centrale come nessun'altra nella biografia di Ratzinger che solo in presenza dell'amatissimo fratello maggiore si apre e si confida fino in fondo.
È proprio a lui, nei passati mesi estivi - a quanto apprende l'ANSA -, che il Papa ha confidato i propositi che si sono poi concretizzati e rivelati con l'annuncio-shock delle "dimissioni". A Castel Gandolfo, l'estate scorsa, Benedetto XVI e suo fratello hanno trascorso molto tempo assieme. Nel corso delle loro passeggiate nei giardini della villa pontificia sul lago di Albano più volte si sono confrontati sull'argomento. Erano i mesi roventi dello scandalo Vatileaks. E il Pontefice non ne poteva non risentire anche a livello morale: grandi erano la sua preoccupazione e il suo desiderio di ristabilire un clima di serenità e collaborazione all'interno della Curia, segnata da divisioni e contrasti. In questo contesto, sempre secondo quanto si apprende, il fratello Georg avrebbe consigliato a Ratzinger di procedere all'avvicendamento del suo primo collaboratore, il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, come possibile soluzione per imprimere una svolta nel governo della Chiesa e aprire una nuova fase. La decisione di Ratzinger, però, poi è stata diversa. Lunedì scorso, giorno delle dimissioni di Benedetto XVI, Georg Ratzinger ha dichiarato al quotidiano tedesco Die Welt di essere "stato messo al corrente" da mesi dal fratello Papa della sua decisione, maturata, come poi ha spiegato l'Osservatore Romano, già a partire dalla fine del viaggio apostolico a Cuba e in Messico del marzo scorso.
A premere per un cambio alla Segreteria di Stato, del resto, è stata tempo addietro anche un'altra personalità molto vicina a Ratzinger, il cardinale di Colonia, Joachim Meisner, che si è rivolto al Pontefice di cui è grande amico, anche a nome di altri cardinali. Lo ha rivelato Meisner stesso in un'intervista rilasciata alla Frankfurter Rundschau. "Nel caso Williamson - ha detto richiamando la vicenda del vescovo lefebvriano negazionista della Shoah - io sono andato dal Papa, in nome di una serie di cardinali, e gli ho detto: 'Santo Padre, Lei deve licenziare il cardinale Bertone! Lui è il responsabile, proprio come un ministro incaricato in un governo secolarè". Meisner ricevette comunque un fermo diniego da parte di Benedetto XVI. "Mi ha guardato negli occhi - ha raccontato - e mi ha detto: ascoltami bene, Bertone resta. Basta! Basta! Basta!"
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