Disoccupazione da record
«Como perde identità»

L'allarme dei sindacati: non è solo colpa della riforma o della crisi, qui serve una politica del lavoro

COMO Non è un effetto della riforma Fornero o un effetto transitorio della crisi. Sulla disoccupazione i sindacati a Como lanciano l'allarme: «La causa va, casomai, ricercata nella decennale perdita di vocazione del nostro tessuto produttivo».

Ecco che, per le tre sigle sindacali comasche, i dati agghiaccianti dell'occupazione resi noti dall'Istat possono essere spiegati solo come il risultato di una "crisi strutturale" da cui Como deve al più presto liberarsi. In gioco, c'è la dignità di ben 18mila persone attualmente in cerca d'occupazione, a cui si devono aggiungere 112mila inattivi. E soprattutto di donne e giovani, i più colpiti.

«Da 10 anni la disoccupazione comasca viaggia su una linea ascendente a differenza di altri territori, quale Varese, che hanno conosciuto alti e bassi - commenta Gerardo Larghi, segretario Cisl - sintomo che non siamo alle prese con fenomeni negativi transitori, bensì con una progressiva perdita di vocazione del nostro tessuto produttivo».

Ma non è tutto. «Al numero delle persone prive d'occupazione si devono sommare i 12mila lavoratori che, dall'inizio della crisi, risultano in cassa integrazione - commenta Alessandro Tarpini, segretario Cgil - Se Como non avesse la Svizzera, il numero dei disoccupati aumenterebbe di parecchie decine di migliaia».

Necessario rimettere al centro il lavoro. «Tra maggio e giugno verrà a mancare la copertura degli ammortizzatori sociali in deroga - rimarca Salvatore Monteduro, segretario Uil - intanto, donne e giovani restano vittime della mancanza di politiche adeguate».

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