Como, negozi in crisi
Non pagano i fornitori

«Chi ce la fa arranca e galleggia appena appena, chi non ce la fa si avvia lentamente verso la chiusura». Il quadro del presidente di Confcommercio sui negozi di Como non è confortante

COMO «Chi ce la fa arranca e galleggia appena appena, chi non ce la fa si avvia lentamente verso la chiusura». Giansilvio Primavesi ha appena finito di parlare con i fornitori dei negozi di Como. Dice che sono preoccupatissimi. Perché i negozi non vendono e se non vendono, non pagano. E l'aria che tira è questa qui.
«Quando un negozio inizia ad andare male, prima di chiudere, dà segnali chiari. Fatica a pagare l'affitto e i fornitori. Isegnali della crisi iniziano ad arrivare da qui e i segnali non sono per niente incoraggianti».
A Milano ogni quattro giorni chiude un negozio. A Como a fine 2012 su 4.626 imprese di commercio al dettaglio attive ci sono state 336 chiusure, quasi una al giorno quindi. Per fortuna la maggior parte delle chiusure è stata rimpiazzata visto che ci sono state 213 iscrizioni. Non sempre per un negozio di scarpe che chiude ne apre un altro come è successo in via Milano con Betty Flowers. Avolte chiude un negozio di abbigliamento e ne apre uno prodotti di bellezza come in via Vittorio Emanuele. Altre volte subentra un Compra oro o un negozio di sigarette elettroniche, che è la tendenza di quest'anno. Altre ancora le vetrine restano vuote come in via Milano alta dove si fa prima a dire chi  è rimasto aperto che chi ha chiuso.
Guardando i primi tre mesi del 2013 sembrerebbe andare ancora meglio visto che il rapporto è ribaltato. Per 103 aperture ci sono solo 47 chiusure. mMa secondo Primavesi si tratta di dati fallaci che non rendono la verità.

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Eco di Bergamo I negozi di Como