Tra giardini e fiori
per poter rinascere

Il 5 maggio, su La Provincia, otto pagine dedicate alla riscoperta di alcuni parchi storici del Lario, con excursus sulla cucina a base di fiori, sulla moda floreale nella seta comasca, tra film, libri, curiosità "verdi". Guarda la gallery.

di Vera Fisogni

Se è vero che «una rosa è senza perché», come scriveva Angelo Silesio nel Seicento, un giardino ne solleva parecchi di interrogativi. Anzitutto: perché ci fa stare bene il contatto con la natura, specie quella ordinata da un sapiente lavoro tecnico? La risposta la danno i parchi del lago di Como - da sempre tra i più celebrati al mondo - che proprio in questi giorni entrano nel pieno delle fioriture. Fuori da ogni concetto, l'esperienza di passeggiare nel verde di Villa Melzi o Villa Balbianello, solo per citare due tesori del Lario, trasmette la potente carica rigenerante di essenze arboree diverse, non meno che secoli di storia. Sembra il trionfo della natura, mentre è quello della cultura, di un coltivare in cui è bene impressa la mano dell'uomo, come ci spiega il filosofo Fabio Minazzi.
Al di là di questa duplice esperienza sensoriale, non c'è dubbio che i giardini consentano quel contatto diretto con l'ambiente ormai fortemente deficitario nella vita quotidiana. Come scrive Denis Dutton nel suo saggio "Art Instinct", più che mai in questi tempi di crisi si impone il bisogno di natura, anche perché, a sentire Richard Louv, siamo tutti esposti al rischio del "nature-deficit disorder", nella perdita di contatto con l'ambiente. Allora, anche una passeggiata tra i viali di un parco può fare bene allo spirito, suscitando quella meraviglia - un vedere le cose in modo diverso - indispensabile per trovare punti di vista originali per guardare alla vita.

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