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Lunedì 27 Maggio 2013
Al Casinò Enzo Iacchetti
chiede scusa al Signor G
Lo spettacolo "Chiedo scusa al signor Gaber" applaudito sabato sera in un salone delle feste gremito al Casinò di Campione d'Italia
E Giorgio Gaber. Il "signor G", quello dei grandi spettacoli problematici fin dai titoli: "Fare finta di essere sani", "Libertà obbligatoria", "Anche per oggi non si vola", "Polli d'allevamento". Quello che rifiutava la televisione per il teatro e che, alla fine di vita e carriera, poteva permettersi di affermare "La mia generazione ha perso" e "Io non mi sento italiano". Bene, dimenticate quello Iacchetti e quel Gaber e ricominciamo da capo.
Lo spettacolo "Chiedo scusa al signor Gaber" che il comico lunense porta sulle scene da diversi anni, applaudito sabato sera in un salone delle feste gremito al Casinò di Campione d'Italia, riporta indietro di parecchi anni le lancette degli orologi di entrambi gli artisti, l'omaggiante e l'omaggiato. Enzo torna al cabaret nella forma più pura, quella fatta di monologhi e canzoni, dove ogni brano è introdotto da una lunga dissertazione, che può avere o non avere immediati riferimenti ai pezzi musicali. Questi sono affidati a un pianista, Marcello Franzoso, al chitarrista e cantante Tony Soranno con le voci della moglie di quest'ultimo Loretta Califra e del figlio della coppia Fabio Soranno. Arrangiamenti che non spiacerebbero a Elio e le Storie Tese per varietà di citazioni e di ammiccamenti ad altre partiture per svecchiare quelle di Gaber. Perché questo Gaber è quello prima del "Signor G". È quello del "Trani a go go", di "Barbera e champagne" delle pre-demenziali "Benzina e cerini" e "Una fetta di limone", degli affreschi di una Milano non ancora "da bere" e oggi scomparsa come quella narrata nella "Ballata del Cerutti", in "Porta Romana", nel "Riccardo". Il Gaber successivo arriva solo con lo "Shampoo", peraltro una delle canzoni più note anche al di fuori del teatro, occasione per mostrare tutto il talento dei musicisti con una versione "a 78 giri" incantato della sempiterna "Mamma". Vanno ascoltati con attenzione, questi brani, per cogliere le mille raffinatezze, un'attenzione forse eccessiva per il pur caloroso pubblico della casa da gioco che, alla fine, si è lasciato conquistare dalla simpatia di un personaggio che sa darsi senza riserve: alla fine non se ne va, ma si ferma a firmare autografi su ogni singola copia di ogni disco venduto. "Chi lo compra fa un gesto importante - racconta - Contribuirà a una raccolta fondi in favore di Matteo, colpito da una rara distrofia muscolare congenita. La malattia gli impedisce di camminare, ma io voglio regalargli una carrozzina elettrica per donargli l'indipendenza e la libertà".
Alessio Brunialti
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