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Lunedì 09 Febbraio 2009
Undici bocche da sfamare
«Che fatica, ma che bello»
L’esperienza dei Prete di Tavernerio, papà medico e mamma "full time"
Ieri il «2° Family Extralarge»: ma quanti sacrifici per vivere così in tanti
La curiosità è uscita ieri, al seminario vescovile di via Baserga, a margine della seconda edizione del «Family Extralarge» organizzato dalla sezione provinciale dell’Associazione nazionale Famiglie numerose (quelle con 4 o più figli) che ne raggruppa ben 75, il doppio rispetto al 2007, nonostante una leggera flessione nel numero delle extralarge, che nel solo capoluogo sono circa 240, mentre un dato provinciale attendibile manca ancora.
Il capofamiglia Cosimo, 49 anni - medico geriatra al Sant’Anna e protagonista di missioni umanitarie all’estero per conto della Croce rossa - si è sposato nel 1989 con Angela, oggi 42enne, infermiera, che dopo il terzo figlio ha lasciato il lavoro per dedicarsi completamente alla famiglia.
«Otto figli in quindici anni - racconta - praticamente uno ogni 21 mesi, ma è solo una curiosità, in quanto non abbiamo fatto nessun tipo di calcolo, li abbiamo semplicemente accolti. Il nono invece, Kiflu (17 anni), è un ragazzo etiope, in affido, che vive con noi da un anno».
Quali sono le problematiche che deve affrontare una famiglia numerosa oltre all’appello mattutino? «Nel nostro caso - spiega Prete - le difficoltà sono di ordine organizzativo. In primo luogo la casa, poi il mezzo di trasporto, quindi gli orari della scuola, fino ad arrivare alla villeggiatura.
Come li avete risolti? «Per quanto riguarda la casa abbiamo unito tre appartamenti al piano terra di un piccolo condominio, ubicato nei pressi della scuola, per spostarci utilizziamo un pulmino e le vacanze le facciamo in Puglia, sempre nella stessa località, dove ci conoscono».
E sotto il profilo economico? «Fortunatamente, come dicevo, non è un aspetto che ci preoccupa, viviamo in regime di “attenzione economica”, ma ci sono molte famiglie numerose che fanno fatica, poiché per lo stato avere tanti figli è sinonimo di ricchezza. Queste famiglie non chiedono di essere mantenute, ma una miglior valorizzazione del reddito e una serie di agevolazioni».
Come la «Family card» (attivata, per esempio, dall’Amministrazione provinciale di Milano e dal comune di Bergamo), della quale si è parlato nel corso dei lavori, insieme ai gruppi d’acquisto familiare: «E’ brutto dire che i figli costano - precisa Monica Moscatelli - il vero problema è che la società non tiene in considerazione le famiglie. I prezzi aumentano ed è evidente che il problema economico pesa in particolare sulle famiglie numerose. Come associazione stiamo lavorando su questo fronte. Abbiamo istituito i gruppi di acquisto familiare proprio per permettere ai nostri associati di risparmiare sull’acquisto di generi alimentari e prodotti per l’infanzia».
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