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Martedì 24 Febbraio 2009
Battelli in crisi, la Regione ci prova: <Li gestiamo noi>
Corsa contro il tempo per recuperare 19 milioni di euro
Mentre tra mille resistenze riaffiora una vecchia idea
Ma è anche Navigazione indietro nel tempo, fino a un porto di 12 anni fa: risale al 1997 il decreto legislativo 422, legge 194 dal 1998, che trasferiva la Navigazione Laghi alle Regioni. Da allora, l’argomento riaffiora periodicamente, in occasioni di svolte o di crisi. Anzi, nel 2002, quando prese forma il Consorzio del Lario e dei Laghi minori, l’allora assessore provinciale Giuseppe Novajra dichiarò che l’organismo era pronto a gestire anche il servizio di trasporto pubblico via lago, per evitare la frammentazione delle competenze sul bacino idrico, da considerarsi corpo unico per funzionare. Ma il passaggio dalla Gestione Governativa a quella regionale fu oggetto “caldo” anche nel 2006, quando si presentò lo stesso problema di oggi: il taglio del 30%, otto milioni di euro su 26. «Tutte le volte che arriva un governo di Centrodestra taglia i fondi al Nord», osserva Luca Gaffuri, consigliere regionale e comunale del Pd. «Navigazione alle Regioni? È vero - prosegue -, se ne parla da anni. Il problema è che il passaggio dev’essere a parità di risorse. Le Regioni non possono accollarsi anche i debiti». L’assessore Cattaneo, nel 2006, si era dato molto da fare e l’11 settembre, dopo aver partecipato a una riunione della commissione nazionale Infrastrutture e Mobilità, aveva dichiarato: «Continua il nostro impegno per arginare l’emergenza conseguente ai tagli e preservare posti di lavoro. Nel frattempo, lavoriamo affinchè sia possibile arrivare ad una soluzione strutturale e definitiva nell’ottica di quel federalismo funzionale che, attraverso la piena applicazione dell’articolo 116 della Costituzione, consente la regionalizzazione del servizio». In questi due anni, secondo quanto s’è appreso, Cattaneo non ha accantonato il trasferimento del servizio, ma trova resistenze, come se nel marasma generale dei trasporti, la navigazione laghi fosse un patrimonio statale inalienabile. I sindacati avevano manifestato dubbi sullo “spacchettamento”, ritenendo che una sola azienda per tre laghi, oltretutto suddivisi fra tre Regioni, Lombardia, Piemonte, Veneto, una provincia autonoma, Trento e la Svizzera, consentisse economie e ottimizzazione dell’organizzazione. Ma era stato solo un accenno. In quel momento, c’erano posti di lavoro da salvaguardare ed avevano organizzato manifestazioni a Milano. Poi, con la riassegnazione dei fondi, in concomitanza con l’insediamento del Governo Prodi, le acque si calmarono e adesso torna il tormentone. Regionalizzazione, almeno nel caso del lago di Como, tutto lombardo, potrebbe anche significare integrazione con gli altri mezzi, poiché tutto il trasporto pubblico locale è in capo alla Regione, direttamente o con contratti di servizio. Ma lo snodo non c’è ancora. Ci sono solo battelli che non sanno se salperanno.
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