Homepage
Mercoledì 25 Marzo 2009
Tornano di moda le rotaie
ma non nella città di Volta
Mezza Italia riscopre il mezzo elettrico: da Padova a Trieste, da Rimini a Palermo
A Como i binari furono tolti nel ’56, ma un pezzo è riemerso sotto l’asfalto del lungoalgo
La conferma viene dall’esempio di molte altre città italiane, che a loro volta hanno seguito quello dei paesi del centro europa. «Fino a ieri, non esistevano più linee tranviarie in Veneto da almeno 50 anni, ora bisognerà tornare ad adeguarsi a questo sistema di trasporto, in tutti i sensi - racconta da Padova Sergio D’Orazio, capo ufficio stampa di Aps Holding -. I vantaggi per l’ambiente, infatti, sono significativi, anche perché la linea tranviaria transita per il centro città, dove il problema ambientale viene sentito maggiormente». Il tram, a Padova, è ri-partito due anni fa. «Il tratto sud della linea - spiega D’Orazio - è entrato in esercizio effettivo a ottobre del 2007 (una corsa ogni 8 minuti). Attualmente è stato completato il tratto nord della linea, partirà tra qualche giorno il pre-esercizio (senza passeggeri) ed a settembre è prevista l’entrata a regime di tutta la linea nord-sud (10,6 km)». I risultati vengono giudicati soddisfacenti. «L’esperienza è stata sicuramente positiva, il numero dei passeggeri trasportati è aumentato di circa il 5%. E nel complesso il tram trasporta quasi 400.000 persone ogni mese». Qualche problema è emerso sotto il profilo economico: «Comporta, ovviamente, una spesa maggiore, con la Regione Veneto sono in corso trattative - insieme a Venezia che sta realizzando una linea tranviaria come la nostra - per rivedere la quota del contributo chilometrico assegnato».
Anche Trieste, Messina, Cagliari e Rimini si sono riattaccati - in senso letterale - al tram. E in diverse altre città sono in costruzione, o in progettazione, nuove linee tranviarie: da Bergamo a Firenze, da Palermo a Prato, da Parma a Mestre. Manca solo, o quasi, la città di Volta nel novero di quelle che hanno deciso di ripescare, per uscire dal tunnel dello smog, le vecchie carrozze a trazione elettrica. «A Como le si sarebbe potute mantenere» osserva Giampiero Neri, classe 1927, poeta e fratello maggiore del romanziere Giuseppe Pontiggia, utente in gioventù della linea Como-Lecco, quando la famiglia Pontiggia abitava a Erba, e poi di quelle di Milano, dove abita da oltre mezzo secolo. «La tratta Erba-Lecco l’ho utilizzata poco - ricorda Neri -, perché andavo prevalentemente in bicicletta. Invece a Como mi sono recato molte volte in tram. Naturalmente il percorso era completamente diverso dalla strada attuale. Andava lungo la montagna. Certamente era piacevole. Non mi ricordo quanto impiegasse con esattezza. All’incirca mezzora, o poco più. Avrebbe potuto andare più veloce, ma era rallentato dalle numerose fermate». Nella soppressione della Como-Lecco, secondo Neri, ha pesato «l’iconoclastia abbastanza diffusa e presente in tutti noi lombardi. Una mentalità per cui il vecchio lo si butta via». Il poeta, che non ha mai preso la patente, continua però ad andare in tram a Milano. «Lo utilizzo più spesso della metropolitana - dice - perché per me è più comodo. Prendo la linea 16 che passa in via Bergamo e in 15-20 minuti arriva in piazza Duomo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA