"Non è razzismo, ma follia"

Viaggio in via Anzani, dove si è verificato l'episodio

Manal e Mohammed ridono come matti, quando il fotografo mostra loro le foto appena scattate. Una gioia che riscalda i cuori, a dispetto di quel puzzo di bruciato che arriva da fuori e che sa tanto di follia. Lo dice anche il padre di questi due bambini, meravigliosi come solo i bambini sanno esserlo: "Chi ha dato fuoco alla nostra carrozzina - commenta Karim Koudri - dev’essere una persona malata, che ha bisogno di aiuto. Sarebbe da curare. Ci potrà anche essere il razzismo, ma questo va ben oltre. Al di là dell’odio".
Karim è un 43enne con un fisico imponente, montato attorno a uno sguardo troppo buono per tutti quei muscoli. In via Anzani 37/B vive in un appartamento di una sessantina di metri quadrati, assieme alla moglie e ai suoi due figli, un maschio e una femmina. In Italia dal 1990, come testimonia una padronanza senza imperfezioni della lingua, lavora come operatore sociale in una cooperativa comasca.
"Eravamo a casa, quando è scoppiato l’incendio - ricorda ancora il signor Koudri - Quella sera ero sceso assieme ai miei figli a fare una passeggiata. Quindi siamo rientrati e verso le 23.30 è successo quello che è successo".

"ORA HO PAURA"
Mamal e Mohammed girano per casa: lei su una biciclettina, lui su un triciclo. Si scontrano e scoppiano ancora in un’allegra risata. Padre e madre li osservano e non possono fare a meno di sorridere, nonostante tutto. Ma Karim non nasconde la sua preoccupazione: "Sono due giorni che non dormo. Da quando ci hanno bruciato la carrozzina dei bimbi ho paura. Non mi è mai capitata una cosa del genere e non riesco davvero a comprenderla".
GESTO MIRATO
Quel che sembra certo è che chi, martedì sera, ha appiccato il fuoco voleva colpire proprio la famiglia Koudri. Nel corridoio del condominio, al secondo piano della scala B, non c’era soltanto la carrozzina doppia dei bimbi di Karim, ma anche le biciclette della signora Silvana, la donna che abita con il figlio proprio di fronte alla porta della famiglia arrivata a Como dal Marocco. Eppure le bici sono state ignorate: il piromane se l’è presa solo con il passeggino. "Se dava fastidio - dice ancora l’uomo - bastava che me lo dicessero. Bastava che mi suonassero per dirmi di spostarlo. No, io questa cosa non la capisco".

L’OMBRA RAZZISTA
La circostanza che le bici della vicina sono state ignorate dal piromane aumenta il sospetto che ad agire sia stato qualche sbandato con follie razziste nella testa. "D’accordo il razzismo, ma questo va decisamente oltre. Chi ha fatto un gesto simile dev’essere curato". Sospetti? "Francamente no. Non ho mai avuto problemi con nessuno. Spero davvero che ci abbiano bruciato la carrozzina perché dava fastidio". Un’ipotesi alla quale, in cuor suo, non crede neppure lui.
Paolo Moretti

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