Camerlata, l'allarme del sindaco
Si rischia una nuova Ticosa

Appello di Bruni alla politica: la gente vuole un supermercato, non possiamo più nasconderci. Ma è un'ipotesi che il Consiglio di Stato ha definitivamente bocciato

Como - «A Camerlata si rischia una seconda Ticosa». Il primo ad essere consapevole di questo pericolo è il sindaco Stefano Bruni. Una consapevolezza rafforzata dall’ultima sentenza del Consiglio di Stato depositata lo scorso 14 agosto, in cui viene data ragione su tutta la linea all’amministrazione provinciale che aveva espresso parere negativo all’insediamento di un centro commerciale sull’area ex Trevitex situata tra via Pasquale Paoli e via Badone, nel cuore di Camerlata. A distanza di quasi quattro anni dalla sua apertura, il supermercato Esselunga è ancora diviso in due medie superfici di vendita separate da un muro. L’obiettivo sarebbe di abbattere quel muro, accorpare le superfici e creare così un unico supermercato affiancato da altri piccoli negozi che rendano la struttura un vero e proprio centro commerciale.

Ma gli scaffali sono ancora mezzi vuoti e all’interno regna una sorta di desolazione. Giunti a questo punto solo la politica può sbloccare le cose. Ad Esselunga, infatti, non resta che perseguire la strada dell’accordo di programma, cioè chiedere ai consigli provinciale e comunale di autorizzare il centro commerciale. Ma sono proprio i tempi della politica a spaventare e a fare temere una Ticosa 2. Bruni non nasconde questo timore, ma lancia un appello agli amministratori affinché operino pensando al bene del quartiere: «Camerlata chiede il centro commerciale, perché ne ha bisogno. Lo dimostra anche il fatto che numerose piccole attività della zona sono state chiuse. Il quartiere ha bisogno di servizi, e la prima cosa che i residenti del quartiere mi chiedono è quando aprirà il centro commerciale con l’annesso cinema multisala. Purtroppo i tempi si sono allungati. Spetta al privato proporre l’accordo di programma, ma occorre che gli amministratori si convincano che il bene del quartiere passi anche attraverso l’autorizzazione a quel centro commerciale, e per questo occorre stabilità politica». Da qui l’invito del sindaco ai colleghi: «Gli amministratori non devono nascondere la testa sotto la sabbia. L’ex Trevitex rischia di trasformarsi in una seconda Ticosa».

Per rivitalizzare la zona potrebbe bastare la riapertura del cinema multisala. Ma nonostante si siano fatti avanti diversi operatori privati disposti a investire per riaprire almeno 6 delle 11 sale, con un massimo di 1.400 posti (sopra i 1.400 posti, infatti, è necessario che il cinema sia inserito all’interno di un centro commerciale) tutto è ancora fermo. L’intenzione di Esselunga sembra sia di cedere il cinema solo quando avrà avuto l’autorizzazione per creare finalmente il centro commerciale vero e proprio. Ma i tempi della politica, si sa, sono tutt’altro che rapidi.
Dario Alemanno

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