Il Comune non riesce
a incassare nulla

A rischio i 14 milioni per la Ticosa. Concessioni edilizie? Pagato un terzo. Urbanizzazioni? Addirittura un decimo. «Non ci sono soldi». È la frase che l’assessore alle Grandi opere e alla viabilità Fulvio Caradonna ha ripetuto più di una volta nelle ultime settimane

COMO «Non ci sono soldi». È la frase che l’assessore alle Grandi opere e alla viabilità Fulvio Caradonna ha ripetuto più di una volta nelle ultime settimane. «Non ci sono i soldi» è la frase che l’assessore al Verde Diego Peverelli ha usato per spiegare il perché il maxi progetto della riqualificazione dei giardini a lago è bloccato. E i soldi non ci sono principalmente per due motivi: i mancati incassi della Ticosa (14 milioni di euro) e degli oneri di urbanizzazione e concessioni edilizie (in pratica su 7 milioni previsti ne sono stati incassati poco più di uno e mezzo) come emerge dal documento contabile che gli addetti ai lavori chiamano "riequilibrio di bilancio".
Ticosa: solo spese - «Ad oggi non ci sono le condizioni per pagare». Così si è espresso il presidente di Multi Italia, Paolo Tassi, mercoledì a Palazzo Cernezzi per un vertice sull’operazione Ticosa. Tradotto: l’accordo è a un passo dal naufragio. Questo significa, oltre al rischio (concreto) che il Comune debba ricominciare tutto daccapo con una nuova gara, anche il blocco di opere che si trascina ormai da due anni. Per ora dai 15 milioni di euro previsti come incasso il Comune ha ipotizzato spese per 1.4 milioni (bonifica del sottosuolo), 4.5 milioni per la viabilità aggiuntiva, 700mila (bonifica dell’amianto), un milione (consulenze). Significa quindi un totale - per ora virtuale - di circa 7.6 milioni di euro e, quindi, un incasso netto economico di 7.4 milioni di euro. Cifra, questa, che potrebbe ridursi ulteriormente qualora Palazzo Cernezzi - per evitare la fuga di Multi - decidesse di aumentare la superficie dell’edificio pubblico: da 1500 mq a 5mila. Questo vorrebbe dire la diminuzione ulteriore dell’incasso netto per il Comune. Era stato lo stesso sindaco StefanoBruni a ipotizzarlo già prima dell’estate: con 5mila mq non verrebbe trasferito in Ticosa soltanto il comando della polizia locale, ma anche tutta la parte nuova di Palazzo Cernezzi, quella affacciata su via Sauro che verrebbe abbattuta. In ogni caso l’ultimatum dato dall’amministrazione comunale alla Multi scadrà venerdì prossimo, il 18 settembre. La multinazionale italo-olandese dovrà dire con chiarezza se intende o meno proseguire nell’operazione per la realizzazione di un nuovo quartiere in via Grandi.

Bilancio in rosso - Prima delle ferie la situazione delle casse comunali, come comunicato da Palazzo Cernezzi, era già particolarmente grave: «Saldo negativo di 4,7 milioni dovuto a mancate entrate da edilizia e urbanistica, dal pagamento delle multe». E il riequibrio di bilancio non fa altro che ricalcare quanto già emerso. Per quanto riguarda i «contributi per concessioni edilizie da imprese» rispetto ai 4.5 milioni previsti, ne sono stati accertati un milione 383mila. La «monetizzazione standard per piani attuativi» dai 2.5 milioni di euro previsti è crollata a 275mila euro. Poco più di un decimo. «Ad oggi - si legge in una nota del Comune - le più significative variazioni riguardano un risparmio sulla spesa quantificato in 720mila euro e maggiori entrate pari a 280mila euro (voce questa legata a diversi proventi), con un saldo positivo quindi per la parte corrente di un milione di euro circa, che compenserà i minori introiti derivanti dai proventi delle concessioni edilizie (leggi oneri di urbanizzazione)». Il sindaco (che ha ancora la delega al Bilancio, dopo il siluramento dell’ex assessore Alessandro Colombo nel rimpasto di fine febbraio) ha commentato dicendo: «Si tratta di una delibera prettamente tecnica per verificare che il bilancio non sia in deficit. Ogni scelta definitiva, compreso l’utilizzo dell’avanzo, è rinviato all’approvazione dell’assestamento fissata per il mese di novembre». Una boccata d’ossigeno potrebbe arrivare dall’utilizzo dei 4 milioni di "tesoretto", ma in ogni caso resterebbero congelati sempre fino a novembre. A quel punto potranno liberarsi risorse per intervenire sui cantieri aperti e mai avviati (da via per Brunate e a via Bellinzona, tanto per fare qualche esempio). Le grandi opere finanziate invece con l’incasso Ticosa sono destinate a restare congelate almeno fino al prossimo bilancio di previsione.
Gi. Ro.

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