Guerra tra ricchi e poveri
anche per i buoni pasto

Buoni pasto, a Como una giungla di tariffe. Nel settore pubblico ci sono dipendenti che devono accontentarsi di ticket del valore di cinque euro e altri che hanno a disposizione addirittura dodici euro per il pranzo

COMO Buoni pasto, a Como una giungla di tariffe. Nel settore pubblico ci sono dipendenti che devono accontentarsi di ticket del valore di cinque euro e altri che hanno a disposizione addirittura dodici euro per il pranzo. Ma i più fortunati sono, senza dubbio, i dipendenti del Sant’Anna che, spendendo appena un euro e tre centesimi, possono consumare un pasto completo nella mensa interna. Non se la passano male, comunque, nemmeno i lavoratori dell’Inps e quelli del Pirellino, la sede locale della Regione, mentre i buoni a disposizione dei dipendenti comunali valgono sette euro, contro i nove euro del ticket che spetta al personale di Villa Saporiti. A taccuini chiusi non manca chi si lamenta, in particolare in Comune e all’Asl, mentre tutt’altro clima si registra tra i corridoi della Camera di Commercio, dopo che nell’ultima giunta il valore del ticket è stato adeguato al rialzo (da 11,50 a 12 euro, con effetto retroattivo). Il record in materia di buoni pasto spetta proprio all’ente di via Parini.

TICKET DA FAME «Con poco più di cinque euro, oggi cosa mangi? Quasi niente. Forse vogliono farci dimagrire». I dipendenti dell’Asl scelgono l’ironia per commentare lo striminzito ticket da 5,16 euro previsto dall’azienda. Sarà forse per l’invidia nei confronti dei vicini di casa dell’Inps, che possono contare su buoni pasto che valgono quasi il doppio: dieci euro tondi tondi. L’Asl non è dotata di una mensa interna e il personale può spendere il ticket in un locale a scelta tra quelli convenzionati: «Abbiamo dei blocchetti da venti buoni pasto l’uno, la trattenuta in busta paga è pari a 1,03 euro a buono - spiega l’ufficio stampa dell’azienda sanitaria - Tutti hanno diritto al ticket, compresi coloro che hanno un contratto part time, purché lavorino per almeno due ore nella fascia pomeridiana». Riuscire a pranzare con poco più di cinque euro è impresa quasi impossibile e i dipendenti devono abbondantemente integrare il ticket di tasca propria. Un copione tutto sommato simile a quello che si registra in Comune: «Il buono pasto a disposizione dei dipendenti vale sette euro», spiegano da via Vittorio Emanuele. Bar e locali convenzionati sono parecchi, tra i più gettonati c’è il «Mariett», che si trova a due passi dall’ingresso del cortile antico di Palazzo Cernezzi.
PANCIA PIENA Va meglio ai dipendenti dell’Amministrazione provinciale, che possono contare su due euro in più per il pranzo rispetto ai colleghi di Palazzo Cernezzi: «Ogni buono ha un valore di nove euro - spiega l’ufficio stampa - e può essere utilizzato anche per pranzare nella mensa interna, con un primo piatto, un secondo e il dolce». I locali convenzionati con Villa Saporiti sono ben 353, sparsi su tutto il territorio provinciale. Ancora più fortunati, come detto, i dipendenti dell’Inps, che hanno a disposizione un ticket giornaliero da dieci euro. Cifra identica per chi lavora al Pirellino: «Ma per ogni buono le tasse sono applicate a un’imponibile di 4,71 euro». Svetta su tutti la Camera di commercio, che il 10 settembre ha applicato l’adeguamento Istat portando il ticket restaurant da 11,50 a 12 euro (la misura è retroattiva e si applica a partire da maggio): ne usufruiscono i circa settanta dipendenti in organico, comprese le aziende speciali. «Vengono rivalutati ogni due anni - spiega l’ufficio stampa - e dai 5,30 euro in su rientrano nella normale tassazione Irpef». Ma il miglior rapporto quantità-prezzo si registra sicuramente all’ospedale Sant’Anna: in mensa con 1,03 euro (trattenuti in busta) si consuma un pasto completo. E i dipendenti hanno diritto anche a tariffe agevolate sulle consumazioni al bar del monoblocco.
Mi.Sa.

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