A Como quarantamila assunti
Due su tre sono precari

Il dato arriva dalla Cisl: due terzi dei posti di lavoro che si registrano ogni anno sono a tempo determinato. Ma manca una panoramica dettagliata sul precariato, poiché non è possibile distinguere coloro che sono al primo contratto a tempo determinato da coloro che, invece, sono all’ennesimo contratto

Di lavoro per i giovani a Como e provincia ce n’è in abbondanza. Peccato, però, che sia precario. Un dato che arriva dalla Cisl: dei 40mila avviamenti al lavoro che si registrano ogni anno, due su tre si basano su contratti a tempo determinato. «Attenzione - ci tiene a precisare il segretario della Cisl di Como, Fausto Tagliabue - non significa che 40mila giovani vengono introdotti a una professione. Infatti, il dato comprende indistintamente tutti i contratti, anche quelli sottoscritti da una stessa persona». Insomma, un ragazzo può trovarsi ad accettare nuove assunzioni o a rinnovare quella precedente anche due o tre volte nell’arco di un anno. Ma manca una panoramica dettagliata sul precariato, poiché non è possibile distinguere coloro che sono al primo contratto a tempo determinato (che può rientrare nella logica di un approccio iniziale al lavoro) da coloro che, invece, sono all’ennesimo contratto, magari a progetto e sempre con la stessa azienda con la quale lavorano, o meglio, collaborano da anni.
SENZA POSTO FISSO - Poco meno del 70% dei contratti avviati in un anno sono a tempo determinato, cioè hanno una scadenza. Dopo quel termine il lavoratore a cui non viene offerto un nuovo contratto a tempo indeterminato si trova nella situazione di dovere rinnovare il vecchio rapporto di lavoro o in qualche caso a cercarsene un altro. «Nella provincia comasca inoltre - aggiunge Tagliabue - ci sono ogni anno una media di 2 o 3mila apprendisti con contratti a scadenza, ma che non possono essere definiti veri e propri precari perché spesso e volentieri vengono assunti con un rapporto lavorativo stabile. In linea generale le stime dicono che quasi il 90% dei lavoratori comaschi è assunto a tempo indeterminato, ma il fenomeno del vero precariato c’è e riguarda alcune migliaia di persone, per lo più giovani. Purtroppo, però, non si è ancora riusciti a definire il fenomeno e calcolare delle statistiche veritiere su quanti giovani lavoro a tempo determinato e, soprattutto, da quanti anni». Amleto Luraghi, segretario della Cgil di Como, invita a non sottovalutare il dato: «Ogni anno ci sono oltre 40mila avviamenti al lavoro e due su tre sono a tempo determinato. Se pensiamo che nei settori privati ci sono 180mila occupati è come se ogni quattro anni si cambiasse lavoro».
IL 30% CE LA FA - A livello nazionale le statistiche dicono che il 30% dei contratti a termine nell’arco di un anno vengono trasformati in contratti a tempo indeterminato. Secondo Luraghi la provincia di Como rispecchia questo dato: «Il nostro territorio ha una un’economia ancora molto industriale e manufatturiera. In questo tipo di economia c’è una maggiore tendenza alla stabilizzazione dei rapporti di lavoro, mentre è più difficile nel settore dei servizi e del terziario».
VANTAGGI PER L’AZIENDA - I lavoratori che si trovano in stato di mobilità hanno più facilità di trovare un posto a tempo determinato che indeterminato. Il motivo? I vantaggi fiscali per l’azzienda che li assume. Infatti, se un’azienda assume un lavoratore in stato di mobilità con un contratto a tempo indeterminato avrà diritto a sgravi fiscali per una durata massima di 18 mesi. Se invece assume con contratto a termine di 12 mesi rinnovabile per altri 12 mesi potrà contare su un totale di due anni di agevolazioni fiscali. Esempi di questo tipo se ne trovano molti, soprattutto nell’industria del settore tessile dove i dipendenti di aziende fallite sono stati assunti da altre aziende proprio con contratti a termine.
Dario Alemanno

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