Allarme per il latte crudo:
distributori a rischio

Dopo i nove casi di infezioni che hanno colpito i bambini, il ministero corre ai ripari: il latte crudo e non pastorizzato va bollito, altrimenti si chiuderanno i distributori automatici

Distributori di latte crudo nel mirino del ministero del Welfare, dopo i casi di gravi infezioni provocate da un batterio nei bambini (nove i casi finora collegati al latte crudo). Per mercoledì prossimo è fissato un vertice fra il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, e il ministro
delle Politiche agricole, Luca Zaia, per decidere sull'opportunità di continuare o meno la distribuzione del latte crudo in Italia. E per martedì 9 dicembre è stata convocata una riunione urgente del Consiglio Superiore di Sanità. A rischio circa duemila distributori di latte crudo in Italia, parecchi dei quali nelle province di Como, Lecco, Sondrio e Varese. Per evitare ogni rischio per la salute il latte va bollito, è l'appello del ministero.
L'allarme è arrivato in seguito alla segnalazione di alcuni casi della sindrome emolitica uremica (Seu), una grave infezione che nei bambini può causare il blocco renale fino a portare alla dialisi, collegata all'infezione causata dal batterio Escherichia coli O157, che può essere presente negli animali da latte e trasmettersi all'uomo attraverso il latte non pastorizzato o non bollito. Se negli animali il batterio non
causa problemi, gli effetti sull'uomo sono gravi, e devastanti
quelli sui bambini. Il fenomeno della vendita diretta del latte crudo si è diffuso in Italia fra il 2004 e il 2005, amplificato dai distributori automatici e reso interessante sia dal costo contenuto sia dalla preferenza per gli alimenti naturali.

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