
Ambiente
Domenica 12 Luglio 2009
Andate a vedere i ghiacciai:
ce ne saranno sempre meno
Un dossier del Wwf e numerosi studi lanciano l'allarme sulla progressiva estinzione dei ghiacciai. Danni per l'approvigionamento idrico, per il turismo e le specie animali
E' l'allarme lanciato dal wwf nel nuovo dossier "Effetto clima per le Alpi" inaugurando sulle cime delle Alpi Orobie, in Lombardia, una nuova stazione di monitoraggio della flora alpina "in fuga verso l'alto" nell'ambito del progetto pluriennale Gloria (Global Observation Research Initiative in Alpine environments, www.gloria.ac.at), il progetto internazionale più ampio di ricerca scientifica sulla comprensione dei cambiamenti globali negli ecosistemi alpini di tutto il mondo, dalle Alpi alle Ande e all`Himalaya, attiva dal 2000 con ben 178 siti.
Tra il 1850 e il 1980 i ghiacciai nelle Alpi hanno perso circa un terzo della loro superficie e metà della loro massa. E dal 1980 si è sciolto un ulteriore 20-30%. Mentre l'estate estrema del 2003 è costata ai ghiacciai alpini un altro 10%. Alle quote inferiori i ghiacciai sembrano destinati a scomparire e si ritiene probabile che entro il 2035 la metà e per il 2050 i tre quarti di tutti i ghiacciai delle Alpi svizzere (Alpi interne) non esisteranno più.
Temperatura
Questo risultato è prevedibile anche in assenza di un ulteriore aumento della temperatura. Rendono bene l'idea di quanto sta accadendo alcuni dati specifici ed estremi, come quelli dei grandi ghiacciai svizzeri, che risultano avere perso oltre il 25% della loro superficie dalla fine dell'ultimo periodo glaciale.
A sud delle Alpi le estinzioni di corpi glaciali si contano a decine all'anno (15 in media nella sola Lombardia), mentre alcuni grandi ghiacciai hanno perso il 45% della loro massa di ghiaccio. Il trend di riduzione annua dello spessore del ghiaccio sulle Alpi è quadruplicato passando dal periodo 1850- 1970 ai giorni nostri.
Nevosità
Un parametro molto studiato è la nevosità media, ovunque diminuita, in misura diversa nelle diverse sottoregioni, ma con punte locali di diminuzione del 30-40% negli ultimi 20 anni e una media di oltre il 18%. La situazione peggiore si è registrata nelle Alpi occidentali e in Veneto-Friuli. Rare annate di nevicate eccezionali, come gli inverni 2000-2001 e 2008-2009, confondono la percezione del fenomeno nelle persone e contribuiscono a una comprensione inesatta della situazione.
Danni per il turismo
E per i prossimi decenni ci dobbiamo attendere un vero e proprio un cambiamento drastico del regime idrico dei fiumi alpini, con conseguenze significative sui settori agricolo ed energetico, oltre che sulla biodiversità. Tra gli effetti evidenti ci saranno anche quelli sul turismo, soprattutto quello sciistico e invernale. Saranno più probabili e frequenti le alluvioni considerando anche l`effetto combinato della cementificazione delle sponde e la pressione antropica portata avanti con fondi destinati alla messa in sicurezza. Si verificherà anche una crescente riduzione idrica anche per l'uso insostenibile della risorsa acqua lungo tutta l'asta fluviale.
Meno acqua
La diminuzione delle nevicate influenza l'apporto ai bacini alpini ma ciò che renderà questa risorsa sempre più rara è l'uso insostenibile. Solo per il bacino del Po il prelievo in concessione è di circa 1850 metri cubi al secondo, a fronte di una portata media annua di soli 1470 metri cubi. Bisogna attendersi nell'arco di pochi decenni una drastica diminuzione di disponibilità d'acqua per la scomparsa dei ghiacci. Solo a breve termine si avrà l'aumento di ampiezza, livello e potata dei laghi glaciali e prealpini in seguito alla fusione, un repentino, e purtroppo, effimero effetto che influenzerà le economie lungo le sponde di laghi e diminuirà la qualità dell'acqua disponibile per effetto del dilavamento di zone altamente antropizzate.
Crisi dell'idroelettrico
Si ipotizza anche una crisi energetica:il mercato sta investendo molto ora sull'idroelettrico ma è previsto un calo della produzione di questo tipo di energia di almeno il 30% nei prossimi 100 anni a causa della riduzione della portata d'acqua. Secondo il rapporto, gli effetti del Global Warming, accanto a quelli direttamente imputabili alla progressiva antropizzazione, fanno prevedere per l'Italia un tasso di estinzione relativo agli ecosistemi acquatici del 60-80% per i prossimi decenni.
Meno stambecchi e pernici
Sulla terraferma gli animali più colpiti sono lo stambecco - simbolo della montagna - e la pernice bianca. Il primo sta subendo una riduzione delle nascite pare per una mancata sincronizzazione tra lo sviluppo e fioritura di alcune specie alpine e lo svezzamento dei piccoli. La pernice è invece strettamente legata alla diminuzione dell'innevamento e dell'habitat idoneo.
Gli effetti del Global Warming più chiari si notano sulle specie botaniche, in particolare sui versanti esposti a sud delle Prealpi, nei quali si assiste ad un rapido innalzamento della quota media di presenza di alcune essenze, fino a documentare delle estinzioni locali: il 60% della flora che si trova a quote più basse della catena alpina è destinato a scomparire. Infatti un aumento della temperatura in aree montuose si traduce in una "forza trainante", che innesca flussi migratori di specie verso quote più elevate: 56 specie sono già migrate a quote più alte da 10 a 430 metri tra cui la farfara e la genziana della Baviera, 25 sono le specie "nuove" trovate dai ricercatori, 15 quelle di cui si sospetta la scomparsa, a fronte di un aumento medio della temperatura nella zona di 1,2 gradi.
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