Appello a Berlusconi:
"Salvi Ca' Pecori"

Il premier da giovane soggiornò a Caslino d'Erba. Una residente gli scrive per scongiurare la vendita voluta dal comune

CASLINO D’ERBA Quaranta e più anni fa, l’allora quasi sconosciuto Silvio Berlusconi arrivava, di tanto in tanto, in paese. Più d’uno, ancora, se lo ricorda, sebbene i suoi passaggi non fossero poi così frequenti, né, del resto, troppo accesi i legami con gli abitanti. La sua famiglia, in particolare mamma Rosa e il fratello Paolo, erano soliti passare l’estate a Caslino, mentre il padre lavorava a Milano A distanza di quasi mezzo secolo, qualcuno ancora all’ombra del monte Barzaghino ripensa con un po’ d’ammirazione a quel giovane che, con la sua 500 blu, saliva i tornanti che portano in centro per venire a trovare i suoi familiari. Non deve perciò suonare stonata l’iniziativa presa da una signora del posto, Adamina «Ada» Carpani che, nient’affatto convinta dell’opportunità di mettere all’asta Casa Pecori (un edificio costruito in più fasi dal ’400 in poi, che il Comune vorrebbe in gran parte alienare perché impossibilitato a ristrutturarlo di tasca propria), ha preso carta e penna per scrivere a quel suo lontano «concittadino». Tolta di mezzo l’immancabile reverenza nei confronti del capo del governo, la signora ha inviato alla fine di giugno una missiva a Palazzo Chigi, chiedendo un intervento diretto di Berlusconi a salvaguardia del patrimonio storico di Caslino.

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