Barca a picco al largo di Savona
Nessun dolo, comasco assolto

Era accusato con un altro membro dell’equipaggio e con l’armatore di avere deliberatamente tentato di affondare uno Yacht al largo della costa ligure per incassare i soldi dell’assicurazione

Si è concluso ieri a Savona con tre assoluzioni il processo per il presunto naufragio doloso dello yacht di 24 metri, il Kiss, che l’11 gennaio del 2011 rischiò di finire a fondo sei miglia al largo della costa di Vado Ligure, mentre - salpato da Genova - navigava verso il cantiere navale di Sanremo, per eseguire alcuni interventi di manutenzione ordinaria.

Con il sospetto che l’incidente fosse stato innescato di proposito per poter inabissare l’imbarcazione e incassare i soldi della assicurazione, a processo erano finiti l’armatore Federico P., di Milano, e i due componenti dell’equipaggio, il lecchese Luigi F., 47 anni, e il comasco Moreno M., 58. Rimasti all’epoca tutti illesi, anche grazie al provvidenziale intervento dei soccorritori mentre il Kiss bruciava, Moretti e gli altri furono accusati da guardia di finanza e guardia costiera di avere rotto dolosamente i fili e le prese del motore, di avere disattivato i dispositivi di sicurezza per il pompaggio dell’acqua di sentina e ancora di essere in navigazione, al momento dell’incidente, su un natante privato di gran parte delle sue dotazioni interne. Insomma, come a dire che l’obiettivo poteva essere soltanto quello di lasciare che si inabissasse in un tratto di mare in cui la profondità raggiunge i 450 metri - e dove sarebbe stato pertanto difficile procedere a un recupero -, salvo poi passare all’incasso in assicurazione.

Ieri in tribunale la sentenza definitiva da parte di un collegio che ha optato per una assoluzione piena, perché «il fatto non sussiste».

«Tutte le circostanze esposte escludono che il fatto concreto sia stato in grado di esporre a pericolo l’integrità fisica di un numero indeterminato di persone e non vi è stato pericolo neppure per l’incolumità delle due persone a bordo e dei soccorritori la cui attività riguarda solo il salvataggio dell’imbarcazione e non l’integrità fisica dei naviganti».

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