Botte in piazza a Ponte Chiasso
Da 2 anni in coma per una spinta

A processo per le lesioni al poliziotto svizzero ferito nel giugno 2012. Non si è mai ripreso. Un testimone: «Prima gli insulti, poi i pugni»

«Ricordo che sedevano al bancone del bar. Lui, il Mario, il poliziotto, stava bevendo un bicchiere di prosecco. Cominciarono a discutere sempre più animatamente, ma non saprei spiegare per quale ragione... Allora dissi a Bruno che non era il caso di alzare la voce, e lo accompagnai fuori dal locale».

Prime drammatiche testimonianze, ieri mattina, al processo per lo spintone che per poco, la sera del primo giugno del 2012 in piazza XXIV Maggio, a Ponte Chiasso, non costò la vita a Mario Gulfi, 63 anni, sergente della polizia cantonale ticinese, da allora ridotto in uno stato di coma che i medici ritengono ormai permanente. Imputato di quelle “lesioni personali gravissime” - come recita il codice penale - è un comasco di 35 anni, che ieri ha ascoltato, davanti al tribunale, il racconto di chi quella sera assistette alla lite. Non solo il proprietario del bar in cui i due iniziarono a litigare, ma anche il titolare della pizzeria da asporto di fronte al locale, un avventore e un passante le cui audizioni hanno consentito di “fotografare”, con qualche differenza forse non così sostanziale, quello che accadde davvero. Pare assodato che Gulfi sia caduto per uno spintone che il 35enne gli rifilò dopo avere incassato un pugno al ventre. Il poliziotto cadde all’indietro, picchiò la testa, e rimase a terra «in una pozza di sangue» senza mai più riprendersi.

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