Cercatori di felicità
annegati nell’oblio

Erano cercatori di felicità. Li ha chiamati proprio così Papa Francesco. Quei settecento morti nelle acque del Mediterraneo erano nostri fratelli e sorelle «che cercavano una vita migliore- ha detto Il Santo Padre- affamati, perseguitati, feriti, sfruttati, vittime di guerre. Cercavano la felicità». Ed è questo che rende intollerabile, orrendo, dover scrivere di una tale tragedia.

Bisognerebbe far silenzio e basta. Ma come si fa? Non si riesce a non urlare lo sgomento per una tragedia che aveva solo bisogno di tempo per compiersi. Era già
scritta, il destino di quelle settecento persone era già scritto. C’era già una condanna di cui tutti siamo in ugual misura responsabili.

Vorremmo poter chiamare per nome, una per una, le persone che l’altra notte sono state inghiottite dal buio e chiedere perdono. Di cosa erano colpevoli? Di quali crimini si erano macchiati? Di nulla, erano semplicemente vittime dell’ indifferenza. Per loro la felicità era salire su quel barcone, stipati come animali. Con le borse piene di nulla, con gli occhi che guardavano lontano.

Senza voltarsi indietro perché alle spalle c’erano solo dolore, fame, persecuzione. E così sono arrivati su quella spiaggia, sono stati caricati a forza dai mercanti di uomini, stipati all’inverosimile. Ma andava tutto bene, bastava fuggire perché oltre il mare c’era la speranza di una vita migliore.

Cercavano la felicità, nulla di più. Quella stessa felicità a cui noi occidentali non siamo più nemmeno capaci di dare un nome. Quanti di loro avevano paura? Certamente tanti. Quel barcone sgangherato, quelle acque gelide, il buio. Eppure la luce della speranza era più forte. Quella luce si è spenta, è stata inghiottita.

Il giorno dopo c’è qualcosa di insopportabile nelle parole di quanti, nei palazzi del potere, si affrettano a recitare litanie piene di costernazione. Il peso della responsabilità deve essere enorme, ma dovrebbe suggerire almeno la compassione. Ed invece non è così.

La commissione europea, in un comunicato ufficiale- si è detta «profondamente frustrata dagli ultimi sviluppi nel Mediterraneo». Frustrata? Ma non era più semplice, più sincero chiedere scusa? Scusa per l’inaccettabile immobilismo di questi anni. Soltanto nel 2015 ci sono stati 1000 migranti morti, in una settimana ne sono sbarcati sulle coste italiane 11mila, dall’inizio dell’anno ne sono arrivati 24mila. E davanti a queste cifre l’Europa si dice profondamente frustrata?

Che cosa accadrà da oggi in poi non lo sappiamo. Non sappiamo se l’ennesima ecatombe nel mar Mediterraneo scuoterà davvero le coscienze di tutti. Se ci convincerà che il tempo delle litanie è finito e se la comunità internazionale ascolterà l’appello di papa Francesco ad «agire con decisione e prontezza».

Il nostro pensiero è per quei 700 cercatori di felicità e per tanti altri come loro, che la nostra colpevole indifferenza ha consegnato alle gelide acque del mare.

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