Cinque chilometri a piedi
in mezzo ai rivoluzionari

Le disavventure di un giovane ingegnere nella capitale thailandese occupata da migligia di persone che manifestano contro il governo

Cinque chilometri a piedi, trascinando le valigie, sotto un sole cocente e con un’umidità vicina al 100%. Tutt’intorno, migliaia di manifestanti vestiti di giallo che scandiscono slogan incomprensibili. Non si tratta di uno strampalato incubo, ma della disavventura capitata a un giovane comasco, finito in mezzo alle manifestazioni antigovernative che in questi giorni stanno tenendo in scacco Bangkok. Matteo Marino, 29 anni, si trovava nella capitale thailandese per motivi di lavoro e l’altroieri ha dovuto sudare sette camicie - non in senso metaforico - per riuscire a raggiungere l’aeroporto e rientrare in Italia. «Ero insieme a un collega, avremmo dovuto arrivare in taxi allo scalo internazionale di Bangkok e prendere un aereo alle 23,30 - racconta - A causa della rivolta in corso, però, dopo un’ora di coda in autostrada siamo stati costretti a scendere dall’auto e ad incamminarci verso l’aeroporto, che distava almeno cinque chilometri. La carreggiata, infatti, era completamente occupata da migliaia di manifestanti, che avevano persino sistemato dei palchetti sulla sede stradale e tenevano comizi». Matteo e il collega non si sono comunque persi d’animo: «Non era facile farsi largo tra le persone e poi il caldo e l’umidità erano opprimenti - spiega l’ingegnere comasco, dipendente di una società di Milano - Ma i manifestanti addirittura si scusavano per i disagi che ci stavano arrecando, non mi sarei mai aspettato un atteggiamento simile». Le situazione non era, tuttavia, tranquillissima: «Non abbiamo mai avuto realmente paura, la maggior parte dei contestatori era pacifica, anche se non mancavano personaggi poco raccomandabili, con il viso coperto da fazzoletti e in mano mazze da baseball». Matteo può considerarsi fortunato: «Un minuto dopo il nostro arrivo all’aeroporto, i manifestanti hanno deciso di occuparlo. Per una questione di secondi non siamo rimasti bloccati, come purtroppo accaduto a diversi nostri connazionali».

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