Como, 1.500 lavoratori in piazza
per lo sciopero anti-crisi

Un successo di partecipazione anche a Como per lo sciopero indetto dalla Cgil - a livello nazionale - come protesta contro le misure anti-crisi del governo. La manifestazione per bocciare gli interventi giudicati insufficienti per ridare potere d'acquisto ai lavoratori e pensionati.

Quasi 1.500 lavoratori in piazza per manifestare contro le misure anti-crisi del governo. Un dato che la Cgil di Como sventola come simbolo del successo della protesta, e lo fa con tutte le sigle sindacali nel corteo: chimici, tessili, metalmeccanici, scuola, pensionati. Tutti uniti per chiedere il «diritto di lavorare». Il maltempo non li ha fermati. Al grido di «Il Natale lo festeggeremo in piazza» hanno sfilato compatti. Più di un migliaio di lavoratori che dal corteo hanno sfogato i timori e le paure di chi rischia di perdere il posto di lavoro. Come Alessandro, operaio metalmeccanico, bandiera rossa in spalla, sotto la pioggia, che spiega come «molti ormai sono rassegnati - racconta - hanno paura. E tanti non fanno neanche più lo sciopero. Per paura di essere guardati male dai suoi datori di lavoro». «La verità sa qual è? - aggiunge, - molti lavoratori sono "filo padronali". Hanno il doppio lavoro e non si preoccupano di scendere in piazza a manifestare . Bisogna credere invece nel lavoro unico, ma in grado di sostenerti». Ed in quest’ordine di idee è anche Michele, 24 anni, il più giovane tra gli iscritti Fiom a Como, che alza le spalle e accusa i suoi coetanei di disinteresse nei confronti della politica e dei problemi sociali: «Oggi i giovani - dice con un velo di rabbia malcelato - pensano ad altro. Non si informano e così non lottano, nemmeno per se stessi». Michele abita ancora con i genitori, ma comunque il mutuo ricade sulle sue spalle ed è già alla ricerca di un secondo lavoro. «A breve parte la cassa integrazione - spiega - io mi sto dando da fare per cercare un altro lavoro. Ma di lavoro non c’è né. C’è poco da fare e così si fa fatica anche a cambiare occupazione». Dagli italiani agli stranieri, ormai numerosi nelle fabbriche del territorio. Ma la paura non cambia. Come quella di Karim Pagi, un bimbo di tre anni, un futuro da garanire. «La cassa integrazione arriverà a gennaio - racconta, 43 anni, di origine marocchina - per ora è annunciata per due mesi, ma non hanno escluso la possibilità di tagli al personale. Chi mi assicura che non perderò il posto?». Ma Karim è determinato a credere che non bisogna mollare. Mai. Neanche quando la sfiducia è generalizzata. «Io non mi arrendo - dice Karim - Ho una famiglia da mantenere. Mia moglie lavora ma part time. La crisi non mi fermerà, tra l’altro a gennaio avevamo programmato di cambiare casa, per dare a mio figlio un più di spazio. E non ho intenzione di rinunciare». E Gabriella Bonanomi, segreteria organizzativa Cgil, dal palco di piazza Duomo, lancia un monito: «Attenzione, questa è soprattutto la crisi delle donne. E’ donna la metà del personale rimasto a casa. Donne obbligate a lavorare per sostenere la famiglia e obbligate a non lavorare quando il lavoro non c’è». E dal palco è la voce di una donna, Anna Bosetti, ad aprire le dichiarazioni dei segretari regionale e comasco, Giacinto Botti e Amleto Luraghi. Dipendente di un’ impresa tessile ammette che la crisi ha colpito anche gli impiegati, i contratti a scadenza non vengono rinnovati ma di «sindacato e di problemi dei lavoratori si parla poco». Ed è una donna Cristina Barbaglia, funzionario sindacale Filcem, a guidare il corteo, da piazza San Rocco al centro della città. Dalla voce del megafono tuona l’allarme Cgil: «La crisi sta diventando una valanga». Hanno sfilato tra le principali vie della città. Ordinati. Qualche botto. Intorno, lungo il percorso, i comaschi, in silenzio, si sono fermati sui marciapiedi: guardando, ascoltando i proclami, alcuni condividendo, altri no ma gli sguardi di tutti riflettevano la serietà del momento. Ed è dal palco che è giunta una speranza: «Dicevano che l’America non era pronta per essere governata da un nero - ha detto un operaio africano, metalmeccanico - oggi Obama è il presidente degli Stati Uniti». Amalia Barbara Di Bartolo

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