Crac in Comune, Viganò difende Turati
«Sbagliate le dimissioni di massa»

«Turati ci ha messo del suo per arrivare a questo punto, fermo restando che è sempre facile giudicare dall’esterno senza conoscere in che condizioni l’hanno messo i partiti della maggioranza per svolgere al meglio i suoi compiti».

Parola di uno che di politica se ne intende. L’ex primo cittadino Renato Viganò, 76 anni da compiere a gennaio, di cui 28 spesi al servizio della città (dal 1976 al 2004) in qualità di assessore prima e sindaco poi - dal 1990 al 2004 -, democristiano della prima ora passato poi al Pd, dice la sua su quanto successo settimana scorsa: la caduta dell’amministrazione dell’ex sindaco Alessandro Turati in seguito alle dimissioni di undici consiglieri comunali (cinque di Forza Italia e sei delle minoranze).

«I sindaci li ho sempre difesi a spada tratta – aggiunge -, ma a Mariano la situazione si era veramente complicata. Quanto successo non solo è la prima volta in assoluto per la città, ma è anche un brutto segnale»

Perché Viganò, da uomo che ha sempre creduto nelle istituzioni, non ha digerito che Turati sia andato a casa seguendo la strada delle dimissioni “di massa”: «A mio avviso bisognava discuterne in consiglio comunale». E adesso si deve guardare al futuro e, da uno che la sa lunga, avverte: «E’ arrivata l’ora della verità: le prossime elezioni a Mariano saranno vinte da chi saprà realmente ascoltare i bisogni della gente e non da chi racconterà favole al solo scopo di accaparrarsi dei voti». Anche per questo alle primarie di domenica scorsa ha votato con convinzione Matteo Renzi, perché «c’è bisogno di cambiare passo e lo dice un uomo della Prima Repubblica che ora spera di veder nascere la terza». L’auspicio è che coincida con una nuova era anche per Mariano Comense anche se Viganò non crede che il centrosinistra sia particolarmente avvantaggiato alle prossime elezioni: «La politica non è più una questione di destra o di sinistra – insiste -, ma di fatti, proposte costruttive e soprattutto tanta verità. Chi pensa di fare campagna elettorale alla vecchia maniera, puntando su un sistema di alleanze che appartiene al passato, è spacciato in partenza». Questo non significa perdere l’identità politica: «Ognuno manterrà la propria radice, ma se non si recupera la capacità di parlare e ascoltare i cittadini, sarà difficile raccogliere consensi perché la gente è stanca della politica a livello nazionale, ma anche locale». Per questo Giovanni Marchisio - attuale segretario del Pd che le indiscrezioni danno per candidato sindaco del centrosinistra -, potrebbe essere una novità in grado di raccogliere consensi: essendo un moderato e un renziano (il sindaco di Firenze alle primarie nel marianese ha fatto incetta di preferenze), potrebbe incarnare non solo il desiderio di cambiamento, ma anche convincere e portare a sé i delusi del centrodestra che sul territorio è tutto da ricostruire. (r. bus.)

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