Ecomafie e rifiuti tossici:
due arresti nel Comasco

Le manette scattano a Porlezza e Grandola. Coinvolta una ditta di Guanzate

GRANDOLA - Cave abusive trasformate in discariche abusive. Comaschi, valchiavennaschi, e calabresi trapiantati in Brianza in società con un boss dell’ndrangheta di Melito Porto Salvo, provincia di Reggio Calabria. È l’organizzazione criminale finita nel mirino della Procura della Repubblica di Monza e della Polizia Provinciale di Milano. Per questo in dieci mesi sono finite in carcere otto persone, tra cui il boss Fortunato Stellitano, fermato il 15 agosto in un ristorante di Mariano Comense, e indagini per altre 20.
L’ecomafia in Lombardia è specializzata nella movimentazione della terra e allo smaltimento di rifiuti edili, anche tossici, ed è tutta in mano alle cosche dell’ndrangheta. L’allarme è contenuto nel rapporto finale della commissione parlamentare antimafia della scorsa legislatura, ed ancora una volta è stato confermato dalle indagini sul territorio. Il centro del danno ambientale questa volta si trova nella Brianza monzese, al confine con quella comasca, ma uno dei due rami dell’organizzazione aveva radici tra le province di Como e Sondrio. A Samolaco, in Valchiavenna, la ditta Fc, specializzata nella produzione di calcestruzzo e palificazione, usava nei propri impianti la sabbia estratta dalle cave abusive. Per questo motivo il titolare Fulvio Colombini, 40 anni, nei mesi scorsi è stato arrestato e ora ha solo l’obbligo di firma presso i carabinieri. Il materiale era estratto illegalmente in Brianza, per questo sono ancora sotto sequestro tre discariche a Desio, Seregno e Briosco per 65mila metri quadrati. Qui sono stati seppelliti rifiuti tossici a base di piombo, cromo e materie plastiche per un totale di 160mila metri cubi. Le aree erano di proprietà, o prese in affitto, dei fratelli Stellitano, Giovanni di 37 anni e Fortunato di 44, quest’ultimo considerato importante esponente dell’ndrina di Melito Porto Salvo. Entrambi si trovano ancora in stato di detenzione. Il lavoro di estrazione e trasporto della sabbia e dei rifiuti era gestito dai comaschi, la mente era Ivan Tenca, 30 anni, di Grandola ed Uniti, anche lui arrestato nel corso delle indagini, attraverso la propria azienda: la Fratelli Tenca, con sede a Guanzate. Suo braccio destro era Ivan Bralla, 30 anni, di Porlezza.

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