Fusione Acsm-Agam, via libera
ma Como ne esce indebolita

IL consiglio comunale di Como - dopo quello di Monza - ha dato il via libera al progetto di fusione in Acsm della utility Agam. da gennaio sarà quindi operativa una nuova società dell'energia in cui Como avrà il 24,8%. Monza il 29,1 e A2A (ex Aem Milano) una quota del 21,9%. Soddisfatto il presidente Acsm Giorgio Pozzi.

Via libera alla fusione di Acsm e Agam. Lunedì sera il consiglio comunale di Como ha approvato, dopo quello di Monza, l’operazione industriale. Le due multiutility si fonderanno: Agam, società partecipata del Comune di Monza, sarà incorporata in Acsm, multiutility del Comune di Como e quotata in Borsa. Il progetto è stato approvato nel suo disegno originario e i patti parasociali sono stati confermati. A Como però sono passati due emendamenti, uno proposto dal gruppo di maggioranza di An, l’altro dalla giunta. Il primo chiede l’istituzione di un comitato esecutivo nella futura società che risulterà dalla fusione, l’altro dà mandato al sindaco per proporre all’assemblea degli azionisti una modifica allo Statuto della nuova società, per mantenere in vigore per tre anni la quota massima del 4% per i soci diversi dal Comune di Como e dal Comune di Monza. L’obiettivo è garantire a Como un controllo più sicuro sulla nuova società. Il presidente di Acsm, Giorgio Pozzi, ha espresso piena soddisfazione.

Il nuovo assetto - Oggi il Comune di Como possiede di Acsm il 40% delle azioni e A2A il 20%. Il nuovo assetto approvato prevede che il Comune di Como mantenga il 24,8%, il Comune di Monza il 29,1%, mentre A2A (già azionista di Agam con il 25%) controllerà il 21,9%. Al Comune di Como spetterà la nomina del presidente e a rotazione con Monza del vice presidente, e per la durata dei patti parasociali (3 anni) anche del direttore generale. Il nuovo Cda sarà composto da 10 membri di cui 3 espressi dal Comune di Como, 3 da Monza, 2 da A2A e 2 dagli altri soci minoritari. Ora tocca alle assemblee societarie di Agam e Acsm formalizzare la fusione. La nuova società comincerà ad operare da gennaio 2009.
Soddisfatto il prsidente di Acsm, Giorgio Pozi. «Questa alleanza non ha mera valenza difensiva: è uno sguardo lanciato sul futuro. Non si limita a consolidare i risultati industriali acquisiti e a tutelare l’occupazione, ma pone le premesse per andare oltre e produrre ulteriore crescita, prestazioni ancora migliori e nuove opportunità di lavoro. Insomma - chiude Pozzi - la sinergia fra Como e Monza, non solo rafforza l’alleanza con A2A, ma garantisce sviluppo e crescita industriale».

Le richieste di Como e Monza - Prima del via libera definitivo al progetto di fusione, il consiglio comunale di Palazzo Cernezzi ha approvato due emendamenti, uno proposto da An e uno dalla giunta. Il primo chiede che il cda costituisca un cosiddetto comitato esecutivo entro 60 giorni dalla fusione (la cui isitutizione è ipotizzata anche nello statuto) attribuendogli le funzioni che riterrà più opportune. Il comitato dovrà essere formato dal presidente, vice presidente e amministratore delegato, tutti e tre appartenenti al Cda. L’emendamento proposto dalla giunta, invece, dà mandato al sindaco di verificare la possibilità di modificare lo statuto «al fine di eliminare il carattere transitorio dei limiti al possesso azionario (4%), stabilendo che essi continuino ad applicarsi in via definitiva e senza la prefissata scadenza temporale a tutti i soci, con la sola eccezione del Comune di Como e del Comune di Monza». In caso negativo della verifica, al sindaco è conferito mandato ad introdurre nei patti parasociali, con il consenso degli altri due soci, apposita clausola «che stabilisca l’impegno ad approvare l’anzidetta modifica statutaria una volta perfezionato il processo di fusione e comunque entro il 31 dicembre 2009, sempre che l’inserimento di tale nuova clausola non faccia sorgere l’obbligo di procedere a un’Opa». Ma l’emendamento di giunta si scontra con l’ordine del giorno approvato giovedì a Monza e che impegna la giunta monzese a rispettare i patti parasociali «anche avverso a ipotesi di modifica».
Dario Alemanno

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