Fusione «Mantero-Tessuto,
un segno di vitalità del distretto»

Il tessile e la crisi: clamore e sorpesa tra gli addetti ai lavori per la futura fusione. Ma tanti giudizi positivi fra gli operatore del settore. In particolare dopo anni di immobilismo l'operazione fra i due colossi del tessile comasco viene giudicata come un "segno di reazione, di vitalità".

Ha destato clamore, e al tempo stesso sorpresa, la notizia della fusione di Mantero e Clerici-Tessuto, due nomi di grande tradizione e reputazione nel mondo del fashion, che con quest’operazione scrivono un nuovo capitolo nella storia tradizionalista della seta lariana. Un accordo percepito dai produttori locali come positivo segno di lungimiranza. «La cooperazione che finora ha pesato poco sulla produzione del distretto sta guadagnando terreno - dichiara Ambrogio Taborelli, presidente dell’Unione Industriali - Non poteva esssere diversamente, considerata la grave crisi che si è abbattuta pesantemente sul tessile. Con le imprese che stanno facendo salti mortali per fronteggiare il calo di ordini e far quadrare i bilanci».
Secondo il vertice, lo storico accordo ha le carte in regola per aver successo per un motivo semplice: «Non c’è una sovrapposizione d’offerta: la Mantero è forte negli accessori, la Clerici-Tessuto nell’abbigliamento donna, quindi non c’è rischio di perdere quote di fatturato. Anzi, la somma delle diverse specializzazioni contribuirà a realizzare produzioni più complete e competitive, valorizzando ancor di più le singole capacità progettuali e tecnologiche».
Pragmatico, Taborelli fa il punto anche sugli aspetti “dolenti” del piano: «L’obiettivo evidentemente è quello di una maggior razionalizzazione dei costi, per cui saranno necessari sacrifici occupazionali».
Sulla stessa lunghezza d’onda Mario Cantaluppi, a capo del Gruppo Tessile dell’Unione. «Questa scelta anomala e coraggiosa dimostra che il tessile comasco non è così pietrificato come si pensa. Investito dalla bufera, si sta evolvendo e si sta “tarando” sui mutati scenari: una nuova fase che c’è e forse si vede poco».
Su questo punto si sofferma anche Graziano Brenna, che insieme a Tessuto e Taborelli ha rilevato la Tintoria Pessina. «Nel 2001 abbiamo fatto da apripista - ricorda l’imprenditore - Questa intesa ci ha permesso di acquisire una maggiore flessibilità produttiva e commerciale, di sfruttare meglio ogni opportunità».
Brenna è convinto che non ci si può più muovere in ordine sparso,  anche nel nostro territorio deve vincere il concetto di far sistema. «In quest’ottica è ancora più importante lo sforzo comune e coordinato sottoscritto da Tessuto e Mantero, due personalità di spicco che si sono sedute attorno a un tavolo per trovare una risposta innovativa ed efficace. C’è solo da augurarsi che facciano scuola e vengano seguiti da altre importanti realtà della filiera». Un dialogo strategico, che altri però hanno intrapreso prima del collasso. «Meglio tardi che mai», puntualizza Mario Boselli, numero uno della Camera nazionale della moda. L’industriale non sapeva nulla delle trattative in corso tra i due colossi lariani, e approva in pieno la nascita del nuovo soggetto industriale: «L’individualismo esasperato è sempre stato un limite per Como, non è quindi esagerato parlare di svolta storica. Uno degli aspetti più interessanti dell’accordo è quello che due aziende fino a ieri concorrenti abbiano deciso di integrarsi. Un vantaggio notevole in momenti di drastico calo della domanda: unire le forze permette di recuperare i margini in caduta e guardare con più tranquillità al futuro». Secondo Michele Viganò delle Seterie Argenti non ci saranno nemmeno problemi di governance. «Un nodo delicato, sicuramente già affrontato dalle due proprietà».

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