I primi 10 anni dell’Insubria
È esplosa, ma resta a piedi

Lauree quintuplicate, ma i 3000 studenti sono costretti a correre tra dodici sedi. Mai istituiti treni e bus diretti Como-Varese previsti nel decreto del 14 luglio ’98

COMO - L’Università dell’Insubria sta diventando grande e "La Provincia" le dedica due pagine sull'edizione di domani, prima puntata di un'inchiesta sulla "città universitaria". Proviamo a fotografare questa "bimba", nata il 14 luglio '98 per decreto del ministro Berlinguer, mentre spegne le dieci candeline. Limitandoci alla sede comasca dell'ateneo, sono tre gli indici significativi della sua crescita: gli studenti (passati dai 2.451 del ’98 ai 3.039 di oggi), i corsi di laurea (da 5 a 26) e le sedi (da 4 a 12). Il primo è certamente un sintomo di buona salute. Gli altri due, invece, potrebbero celare delle disfunzioni. La moltiplicazione dei corsi di laurea, fenomeno nazionale seguito alla riforma del 3+2, dovrà superare la strettoia imposta dall'ex ministro Mussi: entro 4 anni Scienze e Giurisprudenza dovranno assumere oltre 100 docenti di ruolo, o qualche corso chiuderà. Le sedi sparse per la città creano problemi agli studenti, che invocano dei bus per collegarle o almeno delle biciclette.

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