Il depuratore si paga
soltanto se funziona

Una sentenza può alleggerire molte bollette dell'acqua nei comuni del Lario

COLONNO Una sentenza della Corte costituzionale, la numero 335 del 10 ottobre 2008, sembra essere destinata a provocare un botto di notevole entità per quanto attiene il pagamento della quota di depurazione applicata alle bollette pagate ai comuni dai cittadini in aggiunta ai canoni per il consumo dell’acqua anche nei paesi dove non esistono impianti di depurazione e i reflui, da sempre, continuano a essere scaricati in valletti, torrenti, fosse di decantazione o direttamente nel lago. La Corte ha dichiarato «l’illegittimità costituzionale dell’articolo 14 comma 1 della legge 5 gennaio 1994 numero 35 (disposizioni in materia di risorse idriche) sia nel testo originario, sia nel testo modificato dall’articolo 28 della legge 31 luglio 2002 numero 179 (disposizioni in materia ambientale) nella parte in cui prevede che la quota di tariffa riferita al servizio di depurazione è dovuta dagli utenti anche in caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi». La questione tocca un’infinità di comuni dove gli impianti per il trattamento dei reflui sono ancora in fase di completamento, come nel caso del territorio lario intelvese dove il maxi depuratore delle Camogge, inaugurato in pompa magna da un anno e mezzo, non è ancora in grado di trattare i reflui in quanto sono in fase di ultimazione i processi per il collaudo dei collettori. Poi ci sono comuni come Laglio, Brienno e tanti altri al di fuori dal consorzio dove i collettori di adduzione agli impianti di depurazione mancano del tutto con la prospettiva di un collegamento nell’arco di diversi anni. Infine ci sono i casi ricorrenti un po’ dovunque riferiti a comuni dotati di depuratori, con ampie zone non ancora servite dai collettori, ma con tassa di depurazione applicata anche a quegli utenti che ancora utilizzano fosse biologiche o scarichi in diretta nei valletti. La notizia della sentenza è giunta a conoscenza dell’associazione ambientalista «La cruna del lago» . Nel sito internet dell’associazione www.lacrunadellago.com è già stata inserita la lettera che gli utenti potrebbero utilizzare per ottenere la restituzione del balzello.

© RIPRODUZIONE RISERVATA