il digitale e il fisco
in formato antenati

Il mondo dell’artigianato a Como è tra quelli a maggiore incidenza giovanile in Italia. Infatti, più di un’impresa lariana su dieci ha un titolare sotto i 35 anni.

Anche per questo - ma non solo, perché qualche volta la vecchia guardia dà i punti - il digitale corre sempre più veloce e apre nuove frontiere, consentendo di raggiungere mercati più rapidamente. In teoria. Perché l’altra faccia della medaglia è documentata dalla carta dei dieci punti deboli elaborata da Confartigianato e ieri ribadita durante l’assemblea provinciale: in questa classifica desolante, al secondo posto c’è proprio il divario digitale. Una palla al piede dello sviluppo che vale doppio, perché da una parte rende più ardua la competizione con il resto del mondo, ovvero i nostri competitor. E dall’altra semina abbondante sconforto tra coloro che cercano di costruire giorno dopo giorno l’innovazione anche su questo fronte.

Ciò significa che ad esempio nel nostro Paese solo il 20,3% dei cittadini dialoga con la pubblica amministrazione attraverso questo canale, mentre in Europa questa percentuale supera quota 36 punti.

Una prova del nove è quella citata dal presidente di Confartigianato Como Marco Galimberti durante l’assemblea ieri a Villa Erba. Per pagare una tassa, quindi per compiere il proprio dovere, un piccolo imprenditore ha bisogno di 269 ore. Un bel macigno: sembra quasi di vedere i Flintstones recarsi a una primitiva Agenzia delle entrate.

Insomma, lo Stato a parole incoraggia a guardare il futuro e usa un linguaggio fantascientico, tra inglese e slide a raffica. Ma poi il film di riferimento nella vita quotidiana sembra proprio “Gli antenati”.

Un contrasto che non solo non viene alleviato: in certi momenti, si acuisce addirittura. Vale per il pagamento delle imposte, appunto. Ma anche per sbrigare altre pratiche burocratiche. E ancora, come hanno denunciato a più riprese le aziende, non è che la strada sia in discesa quando ci sono i fatidici clic day.

Anzi, da quando abbiamo questo strumento gigantesco in termini di potenzialità che è la rete, in certi momenti riusciamo anche a complicare ulteriormente le cose.

La risposta a questo paradosso c’è. O per meglio dire, le risposte. Occorre una reale volontà di semplificare la vita alle imprese e ai cittadini: deve mostrarla la classe politica, e prima ancora quella classe dirigente più sconosciuta - ma anche più potente - che negli anni ha fatto persino più fatica a rinnovarsi dei governanti. Perché altrimenti resta sempre il dubbio che assomiglia a una ragionevole certezza: mantenere le complicazioni non è solo affascinante, è anche utile a qualcuno.

Non ce lo possiamo più permettere, come dimostra la situazione di gran parte del mondo . Ed è anche vano ripetere agli imprenditori e ai loro collaboratori che possono e devono volare lontano, quando si tarpano le ali quotidianamente con nuovi stratagemmi. Quando il calendario delle scadenze fiscali invece di diventare più benevolo, si colora di nuove sigle, misteriose e tentacolari. Quando - anche questo dato è stato citato ieri - ogni settimana bisogna mettersi a studiare almeno due norme fiscali.

Tempo tolto al lavoro, all’innovazione, a ciò che insomma dovrebbe avvenire in un’azienda non ai tempi dei Flintstones.

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@MarilenaLualdi

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