Il prestigio e il segnale
che non può attendere

Prestigio. È una delle parole più frequentemente accostate a Villa Erba. Per la sua bellezza, il suo valore, il suo passato.

Non si mette certo in discussione per il rinnovo di un consiglio d’amministrazione che improvvisamente viaggia più a rilento di quanto si fosse ipotizzato.

A un patto. Che dopo la frenata di ieri - con l’assemblea dei soci saltata - si acceleri con decisione e si ponga rimedio. D’accordo, non c’è alcuna interruzione di attività e l’anno si profila intenso, specialmente con fiere e altri eventi di respiro internazionale. Ma proprio perché gli occhi del mondo sono puntati su questa figlia eccellente del Lario come cornice ideale, la soluzione del caso non può attendere.

Anche perché, che triste caso. Agli stranieri non fregherà nulla dei nomi di un cda per un luogo così bello e rilevante. Ma se captassero che il rinnovo dei vertici è andato in fumo per via delle quote rosa non rispettate, si concederebbero una solenne risata.

E di questi tempi non c’è da ridere per niente. Soprattutto, non c’è da prendere sotto gamba il minimo aspetto, tanto più le questioni di immagine, anche quando sembrano - a noi italiani - marginali.

Nessuno reputa che i soci di Villa Erba siano caratterizzati da una propensione al maschilismo. Quello che anzi fa sorridere - e pensare - è che ad esempio nelle amministrazioni pubbliche la presenza delle donne sta diventando una realtà e non solo calcolata in ossequio alle normative. La politica non è un’isola felice, eppure nel territorio si possono trovare diversi casi che lo dimostrano. Un esempio lo stesso Comune di Cernobbio: dove il sindaco Furgoni ha tre assessori donne (e donna è pure il segretario, per uscire dal puro ambito politico): insomma maggioranza schiacciante.

Perché dovrebbe essere un problema nelle partecipate?

Non lo è, non lo vogliamo nemmeno pensare. Ma se non si riuscisse a risolvere rapidamente questa vicenda, il segnale che ne uscirebbe sarebbe sconfortante.

Anche per un altro risvolto: che piaccia o no, questa è una regola. E un’ombra che viene appiccicata volentieri all’estero sul nostro Paese, è che non ami troppo le regole.

C’è poi un terzo, e fondamentale, aspetto. Se vogliamo, anche il più importante: Villa Erba e il tesoro inestimabile che rappresenta. Non è abbandonata a se stessa, ma si sta portando avanti un lavoro intenso (e ironia della sorte, lo staff è altamente femminile, a differenza dell’ipotetica stanza dei bottoni).

Da più parti, però, si è detto che bisogna potenziare questo gioiello, renderlo ancora più appetibile e prezioso, sfruttarlo pienamente. Questo in vista anche del detonatore di possibilità che si chiama Expo 2015. Quell’Expo su cui Como si è mossa i anticipo, a differenza di altri territori.

Torna così prepotentemente il fattore tempo. Se si vuole cogliere quell’occasione - e i soci hanno dichiarato questa intenzione - ogni minuto è prezioso.

C’è una strada tracciata, un volto anche per portare avanti il nuovo round - quello di Cesare Manfredi - che ha trovato un’ampiezza di consensi notevole. C’è l’entusiasmo, la consapevolezza di ciò che può fiorire ancora a Como.

Se si vuole dare un segnale, non si può aspettare, tanto più per un motivo paradossale come quello che è piovuto sul rinnovo. Per Villa Erba e il territorio il momento di ricominciare è adesso.

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