Il profumo dei narcisi
chimati "Madunétt"

I narcisi sono scomparsi ma il caratteristico aroma rimane nei ricordi

Caro Curtoni,
ho letto il suo intervento nostalgico sui narcisi che ora sono praticamente scomparsi. A chi lo dice, quel profumo è ben vivo nelle mie narici, ancora dopo oltre cinquant’anni. Certi ricordi li ho ben radicati nella mia memoria. Eccome, se li ho radicati!
La sottile differenza, caro amico, sta nel fatto che io sono nato e cresciuto a Brunate e su quelle colme ho iniziato ad andarci all’età di sei anni, perché i Madunètt (il fiore del mese della Madonna), veniva raccolto per essere venduto ai turisti la domenica successiva. La sua vendita permetteva a noi ragazzi di racimolare qualche soldino, che puntualmente davamo alla famiglia! Ricordo bene che un anno riuscii a stipare i soldi per acquistare le scarpe della comunione di mia sorella minore. A quell’età eravamo già utili anche alla società!
Nel suo pensiero m’è parso di capire che saliva alle Colme assieme agli amici, per andare su quei prati a sfogare le sue ansie giocose; al ritorno scendeva cantando ed era felice per aver passato una giornata serena all’aria aperta. Io, invece, ricordo bene la prima volta; sulle Colme c’ero andato quando avevo sette anni, ero solo in compagnia di me stesso. Mentre lei al rientro cantava spensieratamente con i suoi amici io zufolavo già nel salire, perché erano le sei del mattino, ero piccolo, solo, ed avevo paura!
Li ricordo bene quegli anni e soprattutto quei luoghi, sono rimasti nella mia pelle assieme all’aria frizzante del mattino. È un ricordo piacevole che rammento comunque con nostalgia, perché quei sacrifici mi facevano sentire, grande, utile, importante, realizzato!
Oggi i narcisi sono quasi scomparsi del tutto, ma lo sa perché? Perchè non si tagliano più i prati e non ci sono più i veri difensori della natura! Non ci sono più i contadini! Non ci sono più le braccia che faticano e le fronti che sudano sotto il sole! Spesso quei bianchi fiori non crescono perché soffocati nella vegetazione incolta.
Soprattutto non ci sono le volontà politiche d’aiutare le popolazioni montane a rimanere a fianco dei loro prati e dei loro boschi, perché le grandi metropoli accentrano sempre più attorno al dio denaro e i narcisi sono l’ultima cosa a cui i politici mirano.
I nostri monti sono stati abbandonati mentre potrebbero tornare "grandi giardini" a disposizione di tutti, ma nessuno muove un dito e nessuno sborsa i quattrini per aiutare la gente!
Gli spopolamenti dei nostri paesi, le numerose emigrazioni delle popolazioni lariane avvenute nei secoli, gli attuali e continui abbandoni dei luoghi, stanno a dimostrare che la politica continua ad essere cieca nei confronti del territorio.
Brunate ha urgente bisogno d’investire su progetti seri orientati al turismo, perché non abbiamo un’economia e lo Stato non ci aiuta! Occorrono investimenti e progetti finalizzati alla tutela, ma anche alla sopravvivenza delle popolazioni. Tutti hanno diritto di vivere e tutti devono poter lavorare per dar senso alla propria vita. Lo Stato ci dia modo di poter essere economicamente autosufficienti (come avviene in Svizzera) per costruire punti d’accoglienza e rimanere nei nostri monti a difendere il paesaggio vivendo una vita degna, decorosa, come è giusto che sia. Solo così potremo rivedere le colme imbiancate di narcisi!
Marco Pedraglio
Brunate

Ho apprezzato la prima parte del suo scritto, che si sente spontanea, uscita dal cuore come un fiume in piena. La nostalgia è uno dei sentimenti più complessi perché mescola la dolcezza del ricordo con l’amara convinzione che quei momenti sono irrimediabilmente perduti. Nella seconda parte, dove affronta il problema della montagna e della sua sopravvivenza, posso essere d’accordo con lei ma mi sembra tema che abbraccia più in generale lo stato della nostra agricoltura in tutta la nazione e che non mi trova preparato. Perciò mi fermo alla sconsolante constatazione che i pochi narcisi che crescono ancora debbano la loro sopravvivenza a chi taglia l’erba per poter uccidere le lepri che la mangiano. Ma in che mondo viviamo? 
Angelo Curtoni

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