Il gioco, che brutto vizio
Sempre più comaschi malati

Aumenta il numero di chi diventa a tutti gli effetti un «giocatore patologico». Il problema, secondo l’Istituto superiore di Sanità, attualmente tocca un cittadino su cento e il 3% è finito nella spirale del «gioco compulsivo»

COMO - Sono sempre di più i comaschi contagiati dal vizio del gioco d’azzardo. E aumenta il numero di chi diventa a tutti gli effetti un «giocatore patologico». Il problema, secondo l’Istituto superiore di Sanità, attualmente tocca un cittadino su cento e il 3% è finito nella spirale del «gioco compulsivo» almeno per un periodo della vita. Quasi due milioni di italiani, dunque, ne hanno sofferto. Si tratta di una patologia a tutti gli effetti, tanto che l’Oms fin dal 1980 l’ha riconosciuta e ne ha segnalato i rischi sul piano individuale, familiare e collettivo: dall’usura, alla criminalità alla deriva sociale. Negli ultimi anni, così, si sono moltiplicate le iniziative per prevenire il fenomeno.

Il Casinò di Lugano, per esempio, ha investito sulla formazione specifica dei dipendenti, mirata al riconoscimento precoce dei giocatori a rischio, che vengono poi affidati a un’équipe di psicologi. Nel 2007, grazie alle segnalazioni fatte dal personale, sono stati eseguiti 317 colloqui e per 204 persone è scattato il divieto d’accesso alle sale da gioco elvetiche. Nella maggior parte dei casi si trattava di cittadini lombardi (151) e tra questi c’erano 16 comaschi, su un totale di 3.122 clienti lariani: lo 0,5% dei giocatori residenti in provincia di Como è stato dunque escluso dal Casinò perché «potenzialmente patologico». L’anno scorso sono stati oltre 30mila gli italiani che hanno giocato a Lugano, pari al 70% del totale dei clienti. «Bisogna continuare a lavorare sul fronte della prevenzione - dice Anna Maria Sani, psicologa e consulente del Casinò - e far conoscere l’esistenza di centri specializzati nell’affrontare comportamenti che, spesso, si trasformano in veri drammi sociali. Le misure che abbiamo adottato hanno già consentito di raggiungere buoni risultati, con una sensibilizzazione sempre maggiore della casa da gioco e una presa di coscienza del problema da parte dei giocatori, tanto che molti chiedono volontariamente di essere esclusi».

Non tutti, per fortuna, arrivano a livelli patologici. Ma sul fatto che i comaschi siano un popolo di giocatori accaniti non ci sono dubbi. I numeri parlano chiaro: nei primi nove mesi di quest’anno, per esempio, in provincia di Como sono stati “investiti” in giocate al Superenalotto 13,8 milioni di euro (13.804.675 euro per la precisione), pari a 1,53 milioni di euro ogni mese, oppure 51mila euro al giorno, 2.125 euro all’ora (comprese quelle notturne), 35 euro al minuto. E nel 2007 la situazione non era molto diversa. Per Gratta e vinci, Superenalotto, Bingo e Totocalcio i comaschi avevano speso in media 952 euro a testa, cifra pari al 7% del reddito medio pro capite. La nostra provincia figurava al quinto posto in Italia per entità di giocate, alle spalle di Teramo (968 euro a testa mediamente), Rimini (992 euro), Savona (1.174) e Pavia, in vetta alla classifica con il dato-record di 1.417 euro all’anno spesi in giochi e scommesse autorizzati dai monopoli di Stato. Il dato di 952 euro investiti da ogni cittadino lariano è, per di più, sottostimato, visto che la media è calcolata considerando il totale della popolazione, bambini compresi.

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