"In Ticino le tasse dei frontalieri"
 Svizzera, la "vendetta" anti scudo

Il Canton Ticino dichiara guerra allo scudo fiscale ed è pronto a una serie di misure ritorsive. A partire dal trattenere nella Confederazione i ristorni delle tasse pagate dai frontalieri che finiscono nelle casse dei comuni di confine

Di questi tempi i frontalieri hanno una nuova preoccupazione: oltre alla crisi che taglia posti anche in Ticino, ora incombe la paura che anche i conti dei lavoratori, dove affluiscono i loro stipendi, possano finire sotto la tagliola del monitoraggio fiscale e quindi dello scudo.
L’incubo, comune e ricorrente, è quello di essere additati come evasori, esportatori di capitali all’estero. Questo perché, a differenza di quanto avviene per i residenti di Campione d’Italia, nelle disposizioni varate l’estate scorsa dal Parlamento non si trova alcuna distinzione tra i lavoratori italiani e gli esportatori di grandi capitali. «È evidente che si tratta di un semplice disguido, è altrettanto chiaro che non è possibile paragonare il frontaliere a chi ha esportato capitali in Svizzera - spiega Claudio Pozzetti, responsabile nazionale Cigl per i frontalieri oltre che vicepresidente del consiglio sindacale interregionale (Ticino, Lombardia e Piemonte) - siccome anche a noi sono giunte le preoccupazioni dei lavoratori ci siamo già mossi affinché venga chiarita nero su bianco una situazione che per noi è più che scontata».
Ma lo scudo si sta trasformando in una "guerra" tra Italia e Svizzera, guerra diplomatica, fiscale e anche politica.
Al di là del confine si fanno i conti di quanto potrebbe costare, in particolare per il Canton Ticino, il rientro in Italia dei capitali esportati illegalmente e detenuti nei forzieri rossocrociati. Qualcosa che si aggira sui 150 miliardi di euro.
I banchieri e i partiti ticinesi hanno fatto pressioni su Berna che ora sembra essersi accorta del pericolo. Lunedì popolari democratici, leghisti, liberali e socialisti approveranno al Gran Consiglio una risoluzione che chiede a Berna di dare a Bellinzona i ristorni delle tasse trattenute agli italiani, un 40% che finisce ai Comuni di confine. Ma dietro l'angolo si preparano altre mosse: da una stretta sul transito dei Tir italiani, a una revisione dell'accordo sull'imposizione fiscale.
Sul fuoco inoltre soffia la Lega dei ticinesi il cui leader, Giuliano Bignasca richiama l'amico Umberto Bossi. Bignasca mette sull'avviso il Carroccio per le possibili ricadute delle ritorsioni nelle terre dove la Lega Nord raccoglie molti consensi.

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